Domenica scorsa, abbiamo ascoltato un brano del Vangelo di Luca, che per noi è sempre stato il racconto del figliol prodigo, ma che in realtà si intitola la parabola del Padre misericordioso (cfr Lc 15,11-32).
Questa parabola narra di un uomo benestante, che aveva due figli, ai quali non mancava nulla. Eppure, nonostante ciò, il figlio minore pretese la sua parte di eredità e si allontanò dalla casa paterna.
Dopo aver finito il denaro e accettato, per sopravvivere, di lavorare come mandriano dei maiali, questo figlio ritornò a casa. Il padre lo stava aspettando al cancello, appena lo vide, gli corse incontro accogliendolo con baci e abbracci. Inoltre per festeggiarne il ritorno, uccise il vitello più grasso.
Nel frattempo il figlio maggiore, preso dalla gelosia, rimproverò il padre, facendogli pesare il suo sentirsi come uno schiavo. Il padre si rivolse così al fratello maggiore: «Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato».
Da questo racconto possiamo dedurre che, prima che il figlio ritorni sui suoi passi, il Padre lo ha già perdonato. Il padre è Dio e noi siamo i figli che pentiti ritorniamo a lui per ricevere il suo perdono.
I ragazzi, ascoltando questo Vangelo e commentandolo, hanno notato quel particolare che penso ognuno di noi ha notato: quel padre stava aspettando il ritorno del figlio e appena lo vide lo abbracciò… per noi questo atteggiamento è strano, perché ci saremmo aspettati che si fosse comportato in maniera fredda e distaccata.
Dopo l’ascolto del Vangelo, ognuno di noi ha fatto la propria testimonianza rispetto a quello che pensiamo di Gesù. C’è chi ha detto che è colui che ci ha dato la vita, chi ha affermato che è colui che non ci giudica mai, colui che ci ama in tutti i modi.
Anch’io, ancora una volta, ho fatto la mia testimonianza. Ho iniziato raccontando come vedevo Gesù quando, qualche anno fa, avevo la loro età. Non mi interessavo di Gesù, andavo in chiesa per dovere, non per mio interesse, ma solo perché dovevo fare la Prima Comunione.
Una volta fatta la Prima Comunione, ho intrapreso un altro cammino per arrivare alla Cresima, ma anche in quel periodo non sapevo ancora bene chi era Gesù per me.
Fino ad arrivare a settembre dello scorso anno, quando ho iniziato un percorso di ascolto della Parola di Dio. Oggi posso solo affermare che questo percorso mi ha cambiato la vita… che mi sta cambiando la vita.
Finalmente, ora posso definire chi è Gesù per me: so che lui non non mi abbandona mai, nei momenti belli ma soprattutto in quelli brutti, perché so che è sempre lì ad ascoltarmi. È per questo che ai ragazzi ho detto che Gesù è mio AMICO!
Ci sono stati momenti dove stavo intraprendendo vie diverse, buie. Avevo gli occhi offuscati dalla nebbia, ma, come vedete nella foto, anch’io ho indossato un paio di occhiali per guardare in modo corretto l’amore di Dio.
Siamo figli, ma che cosa vuol dire realmente essere figli?
E tu sei pronto a tornare indietro per essere perdonato dal Padre?
Provi anche tu ad indossare quel paio di occhiali?