«Va’ via, va’ a fare il prete, che non sei buono ad altro!…» Con queste invettive concitate il padrone di Giovannino gli mollava uno scapaccione e lo metteva definitivamente alla porta.
Col grembiule di bottegaio infagottato sotto il braccio Giovannino si avviò verso casa rimuginando pensieri amari: sì, l’aveva fatta grossa più delle altre, aveva imbrattato in modo irrimediabile un diploma che gli avevano dato da mettere in cornice…
Eppure ce la metteva tutta, nel suo lavoro. Che colpa ne aveva lui se la mente gli andava via, se talvolta il vetro che teneva tra le mani gli sfuggiva e andava in frantumi? Per quel lavoro non si sentiva tagliato, ecco tutto. Intanto però bisognava tornare a casa senza lavoro. Come sarebbe rimasta la mamma, che dopo la morte del marito viveva nella miseria con tre figli a carico?
Comunque lui voleva essere prete, e non ne faceva mistero a nessuno. Non alla maniera intesa dal bottegaio, ma prete che si sacrifica intorno alla difficile pasta umana, per renderla migliore, per portarla a salvezza.