Solo per mezzo della nostra santità personale potremo santificare il mondo, e “segnare la strada” anche agli altri, quella strada, quella via stretta ma unica che conduce alla vera vita, come anche al benessere e alla prosperità temporale, e che consiste nell’osservanza della divina Legge.
Credetemi, amati fratelli, la predica muta del buon esempio è la più efficace. Sono stanchi molti di belle parole, di discussioni ecc.; desiderano e vogliono i fatti e le opere. Sono le buone opere nostre che glorificano il Padre Celeste. Che cosa gioverebbe predicare, insegnare la perfezione e non praticarla? Potremo noi dire allora come l’Apostolo: “Siate miei imitatori, come io lo sono di Cristo”?
Ma per essere santi non pensate che si debbano fare cose straordinarie, no; basta che siano sante e perfette le disposizioni con cui attendiamo ai nostri doveri quotidiani. Ricordiamoci che per quanto sia umile il posto che uno occupa, può illuminarsi con la luce della santità, ed è questo quello che importa, solamente questo.
Non guardiamo la santità delle azioni ma la santità nelle azioni.
Non preoccupiamoci di fare cose grandi secondo il mondo; Gesù è rimasto trent’anni nella casetta di Nazareth, attendendo alle occupazioni più semplici e più umili. Quando i suoi esempi saranno l’unica norma della nostra vita? Quando saremo “Cristi e vangeli viventi“? Allora potremo fare anche miracoli, e allora soltanto potremo compiere i grandi disegni che Dio ha sopra di noi.
Viviamo nel santo amore e timore di Dio, prima in casa, compiendo tutti i doveri inerenti al nostro stato, e poi fuori casa, nell’ufficio, nell’officina, dovunque, irradiamo lo spirito del Vangelo.