Abbiamo sempre un’illimitata fiducia e un tenero, filiale abbandono nella paterna, sempre vigile ed amabile Provvidenza divina.
Dio è Padre, ha cura di noi e dei nostri cari; nulla sfugge al suo sguardo, nulla gli può capitare d’improvviso, quasi di sorpresa; tutto è regolato e ordinato dalla sua infinita sapienza, potenza e bontà. Soprattutto, potremmo dire dalla sua bontà.
Non c’è madre che ami tanto la sua creatura, come Dio ama tutti e ciascuno di noi. A tutti Egli arriva, anche più e meglio che non arrivi la luce del sole al filo di erba, all’atomo sperduto negli spazi.
Egli ha contato persino i capelli del nostro capo, e senza di Lui non ne cade neppure uno; gli uccelli dell’aria, che non seminano e non riempiono granai, sono quotidianamente nutriti da Lui, che insieme provvede una veste smagliante ai gigli del campo: perché dunque temeremo per noi e per le persone che ci sono care?
Qualcheduno potrebbe dire: ma perché allora tanti lutti e dolori, tante prove e disgrazie? E qui mi par di sentire quasi l’eco di molte voci strazianti: sono madri, spose, fratelli, sorelle che piangono i loro cari dispersi o caduti sul campo di battaglia, o periti per i disagi, gli stenti, le privazioni, nei terribili campi di concentramento, senza una parola amica e buona, forse senza una preghiera, una lacrima. E sono forse i più buoni coloro che la raffica ha portato via, forse coloro che più hanno pregato non furono ascoltati, esauditi. Che vale dunque l’essere virtuosi? Che vale pregare, compiere opere buone?
Così diceva anche Anna al suo santo sposo Tobia, visitato da tante disavventure, nonostante le sue preghiere, le sue elemosine e la sua carità nel seppellire i morti. Ma Tobia, ripieno di Spirito di Dio, con piena fiducia nella divina Provvidenza, la rimproverò dicendo: “Non parlare così, perché noi siamo figli di santi e aspettiamo quella vita che Dio darà a coloro che non perdono mai la loro fede in Lui”.
Amati fratelli, impariamo anche noi a coordinare la vita presente con la vita futura; non dimentichiamo che siamo nell’esilio, lontani dalla vera nostra Patria, che questo è il tempo della prova; ricordiamoci che i nostri cari vicini e lontani, in qualunque caso e circostanza, sono sempre nelle mani di Dio, quindi in buone mani; che se a loro e a noi non vengono concesse le grazie che domandiamo, altre ce ne sono riservate in cambio di quelle, senza confronto più preziose e importanti. “Le mie vie non sono le vostre vie” dice il Signore; fidiamoci di lui, umiliandoci sotto la potente sua mano, poiché Egli ci è sempre Padre, e quando ci corregge non ci ama meno di quando ci consola.