Nelle parrocchie troviamo persone che soffrono, che hanno problemi, che hanno un figlio disabile o hanno una malattia, ma portano avanti con pazienza la vita. Sono persone che non chiedono “un miracolo” ma vivono con “la pazienza di Dio” leggendo “i segni dei tempi”.
Scrive l’apostolo Giacomo: «Considerate perfetta letizia, miei fratelli, quando subite ogni sorta di prove». Ma questo invito sembra un po’ strano. Pare quasi un invito a fare il fachiro. Infatti subire una prova come ci può dare letizia?. Ma san Giacomo continua: «Sapendo che la vostra fede, messa alla prova, produce pazienza. E la pazienza completi l’opera sua in voi, perché siate perfetti e integri, senza mancare di nulla».
Il suggerimento è portare la vita in questo ritmo di pazienza. Ma la pazienza non è rassegnazione, è un’altra cosa. Pazienza vuol dire infatti sopportare sulle spalle le cose della vita, le cose che non sono buone, le cose brutte, le cose che noi non vogliamo. E sarà proprio questa pazienza che farà matura la nostra vita.
Chi invece non ha pazienza vuole tutto subito, tutto di fretta. E chi non conosce questa saggezza della pazienza è una persona capricciosa, che finisce per comportarsi proprio come i bambini capricciosi, i quali dicono: «io voglio questo, voglio quello, questo non mi piace», e non si accontentano mai di niente.
L’evangelista Marco, al capitolo 8, racconta che i farisei, per mettere alla prova Gesù, gli chiedono un segno dal cielo. Rispondendo alla loro richiesta Gesù si domanda: «Perché questa generazione chiede un segno?». E così intendeva dire che questa generazione è come i bambini che se sentono musica di gioia non ballano e se sentono musica di lutto non piangono (cfr. Lc 7,32). Nessuna cosa va bene! Infatti la persona che non ha pazienza è una persona che non cresce, che rimane nei capricci dei bambini, che non sa prendere la vita come viene, e sa dire solo: «o questo o niente!».
Quando non c’è la pazienza, questa è una delle tentazioni: diventare capricciosi come bambini. E un’altra tentazione di coloro che non hanno pazienza è l’onnipotenza, racchiusa nella pretesa: «Io voglio subito le cose!». Proprio a questo si riferisce il Signore quando i farisei gli chiedono «un segno dal cielo». In realtà, cosa volevano? Volevano uno spettacolo, un miracolo.
Nel chiedere a Gesù un segno, però, i farisei confondono il modo di agire di Dio con il modo di agire di uno stregone. Ma, Dio non agisce come uno stregone. Dio ha il suo modo di andare avanti: la pazienza di Dio. E noi ogni volta che andiamo al sacramento della riconciliazione cantiamo un inno alla pazienza di Dio. Il Signore come ci porta sulle sue spalle, con quanta pazienza!.
La vita cristiana deve svolgersi su questa musica della pazienza, perché è stata proprio la musica dei nostri padri: il popolo di Dio. La musica di quelli che hanno creduto alla parola di Dio, che hanno seguito il comandamento che il Signore aveva dato al nostro padre Abramo: cammina davanti a me e sii irreprensibile!.
Il popolo di Dio ha sofferto tanto: sono stati perseguitati, ammazzati, dovevano nascondersi nelle spelonche, nelle caverne. E hanno avuto la gioia, la letizia — come dice l’apostolo Giacomo — di salutare da lontano le promesse.
È proprio questa la pazienza che noi dobbiamo avere nelle prove. È la pazienza di una persona adulta; la pazienza di Dio che ci porta, ci supporta sulle sue spalle; e la pazienza del nostro popolo. Quanto è paziente il nostro popolo ancora adesso!.
Sono tante le persone sofferenti capaci di portare avanti con pazienza la vita. Non chiedono un segno, come i farisei, “ma sanno leggere i segni dei tempi”. Così “sanno che quando germoglia il fico viene la primavera”. Invece le persone impazienti presentate nel Vangelo “volevano un segno” ma “non sapevano leggere i segni dei tempi”. Per questo non hanno riconosciuto Gesù.
La Lettera agli Ebrei dice chiaramente che «il mondo era indegno del popolo di Dio» (Eb 11, 38). Ma oggi possiamo dire lo stesso di questa gente del nostro popolo: gente che soffre, che soffre tante, tante cose, ma non perde il sorriso della fede, che ha la gioia della fede. È proprio questa gente, il nostro popolo, nelle nostre parrocchie, nelle nostre istituzioni, che porta avanti la Chiesa con la sua santità di tutti i giorni, di ogni giorno.
Il Signore doni a tutti noi la pazienza: la pazienza gioiosa, la pazienza del lavoro, della pace.
(cfr. Meditazioni Quotidiane – 17/02/2014 – Casa Santa Marta)