Al popolo di Israele, che era schiavo in Egitto, Dio fece un grande dono: la libertà. Guidati da Mosè, gli Ebrei impiegarono quaranta anni per andare dall’Egitto alla terra promessa: quante difficoltà, quante disavventure dovettero affrontare poiché la libertà andava costruita giorno per giorno.
Ad un certo punto sembrò che non ci fosse più possibilità di andare avanti: il popolo di Israele si trovò di fronte un nemico forte e potente. Dal punto di vista umano gli Ebrei erano più deboli: non avevano i mezzi per combattere e sconfiggere quel nemico e così poter proseguire il loro cammino verso la libertà.
Mosè, ispirato da Dio, salì sul monte, alzò le braccia verso il cielo e si mise a pregare con insistenza, affinché il Signore concedesse al popolo la forza per sconfiggere i suoi nemici. Quando Mosè si stancava di pregare e abbassava le braccia, i nemici diventavano più forti. Allora Aronne e Cur, che erano saliti sul monte con Mosè, sostennero le sue mani per aiutarlo a pregare senza stancarsi (cfr. Es 17,8-13).
Anche noi siamo persone in cammino: la nostra vita è un cammino verso la libertà interiore, verso la pienezza della gioia. Lungo questo cammino succedono tante cose: molte belle e liete, altre meno. A volte ci possiamo trovare di fronte a problemi così grossi che ci sembra impossibile poterli superare e riconquistare pace e serenità.
Come Mosè, anche noi mettiamoci davanti al Signore e preghiamo con insistenza, confidando in Lui. Dio è sempre lì, pronto ad ascoltarci, non si stanca mai. Siamo noi, invece, che troppo presto ci stanchiamo di pregarlo, di ascoltare la Sua Parola e di fidarci di Lui.
Nel cammino della nostra vita dobbiamo imparare a fidarci della preghiera. Pregare sempre, senza stancarci, in fondo non significa dire tutto il giorno delle preghiere, ma piuttosto vivere la nostra vita mettendo il Signore al centro, compiendo con amore ogni piccola o grande cosa che siamo chiamati a fare.