Per essere catechisti oggi occorre una buona dose di temerarietà! La stessa che ebbero gli esperti pescatori del Lago di Tiberiade quando Gesù disse loro di gettare le reti per la pesca dal lato opposto della barca (Gv 21,6), chiedendo loro di andare contro ogni logica e di agire in modo diametralmente opposto alla lunga esperienza acquisita con il tempo.
Occorre, in fondo, tanta fiducia in Gesù, ma anche tanta fiducia nel cuore di chi riceve l’insegnamento.
Il catechista temerario pensa in grande, spera il massimo, confida in un raccolto abbondante di frutti, ma intanto lavora in piccolo, come il contadino che dedica tempo per zappare il terreno attorno alle piante, per concimarle (Lc 13,6-9), per averne cura e dare attenzioni.
Egli, confidando nella Parola del Maestro, sa che per far crescere davvero le persone non occorre tanto la semplice conoscenza di nozioni catechistiche, ma l’importante è costruire una relazione con i ragazzi che gli sono affidati. Egli sa che per accorciare la distanza tra Gesù e i ragazzi non serve mettere dei pesi sulle loro spalle, trasmettendo loro la tristezza o la paura di un giudizio negativo, ma è più efficace una catechesi gioiosa e giocosa, che parla il linguaggio dei ragazzi e che mostra loro il vero volto di Dio, quello della gioia.