Uno dei mali più grossi al giorno d’oggi è la solitudine. Tante persone si sentono sole a portare il peso della vita, sole di fronte ad una malattia, all’incertezza dell’oggi e del domani.
In un mondo che corre velocemente, a vivere questa sensazione di solitudine, non ci sono solo singole persone, ma anche intere famiglie, intere comunità, come i terremotati, intere popolazioni, pensiamo al popolo dei Rohingya.
Per tutte queste persone, risuona forte la Parola di Dio: consolate, consolate il mio popolo (cfr. Is 1-5.9-11) È quello che il profeta Isaia gridava al popolo di Israele, esule, in preda alla disperazione e alla rassegnazione: avevano rinunciato a sperare nella possibilità di tornare a casa.
Il profeta Isaia era con loro e li invitava a preparare la strada al Signore. Così il popolo di Israele ritrovò, prodigiosamente, la strada spianata per tornarsene alla propria terra. Il Signore non li aveva abbandonati, li aveva aiutati a ritrovare la libertà e la strada di casa, per poter tornare agli affetti perduti.
Questa parola “consolate“ viene gridata anche a noi, oggi, attraverso il Vangelo, attraverso Giovanni Battista che, proprio per vincere la solitudine, aveva scelto di vivere una vita essenziale. Anche se abitava nel deserto, nel cuore di Giovanni non c’era solitudine ma pienezza.
Egli aveva capito che stare con il Signore cambia la vita, per questo invitava tutti a cambiare vita, a convertirsi, a riacquistare forza e fiducia; a lasciarsi battezzare, come segno di lasciare la vita passata, per iniziare, con un più entusiasmo, una vita nuova (cfr. Mc 1,1-8).
Tanti andavano da lui, perché erano sconsolati e stanchi, desideravano qualcosa di nuovo, di bello, per sé e per le loro famiglie. Tutti accorrevano da lui per farsi battezzare, ma Giovanni era solo un messaggero, tanto è che lui diceva di sé stesso di essere solo voce di uno che grida.
È la voce che annuncia la venuta di Gesù. Con Lui, Dio si fa vicino, sta con noi, ci consola. Siamo tutti quanti soli, perché abbiamo una solitudine, che ci macera dentro. Se Gesù sta con noi, non saremo più soli. È Gesù che può vincere la nostra solitudine. È Gesù che viene a consolarci. È Gesù che viene a stare con noi, per portarci la pace, la gioia, la serenità.
Cerchiamo di vivere questa consolazione, che viene da Dio, con le persone che incontriamo, magari con quelle di casa prima di tutto. Il nostro cuore si apra e solidarizzi con tutte le persone che vivono momenti di forte solitudine.
Se ci pensiamo bene il verbo consolare ci suggerisce che, per vincere la solitudine, bisogna stare con chi è solo. La solidarietà, la vicinanza, il calore, l’ascolto sono la medicina migliore di fronte alla solitudine.