Cos’è la novità? Cos’è che a noi piace, cosa desideriamo, qual è la novità più grande che noi vorremmo? Un mondo di pace? Una giustizia uguale per tutti? La soluzione dei grandi problemi che ci affliggono? Lasciamoci prendere per mano e guidare da San Giovanni che, nelle visioni del Libro dell’Apocalisse, contemplando il destino dell’umanità, vede un cielo nuovo e una terra nuova (Ap 21,1-5).
Qualunque novità desideriamo ha bisogno di concretezza. Una della prime cose concrete che la novità ci richiede è vedere le cose nuove: spesso desideriamo cose nuove, ma poi non le vediamo, non apriamo gli occhi. È abbastanza comune, infatti, sentire critiche continue sulle cose che non vanno. Nel nostro pensare, nel nostro parlare, continuiamo a sottolineare i fatti negativi. Desideriamo cose nuove e parliamo sempre delle cose antiche, delle cose vecchie, delle cose storte.
Finiamo sempre per mettere la lente di ingrandimento sulle cose negative e mettiamo il cannocchiale all’incontrario sulle cose positive così da vederle piccole e lontane. È come se volessimo costruire una casa e continuiamo a buttar giù muri, continuiamo a distruggere e così facendo non ci rendiamo conto che non si vedrà mai niente di nuovo.
Il primo segno di novità, invece, è incominciare a raccontare le cose belle che ascoltiamo, che vediamo, le sensazioni positive che ci nascono dentro l’animo. Proviamo a guardare le persone e il mondo attorno a noi con ottimismo, con speranza, con fiducia invece che con un sguardo diffidente.
Nella vita delle persone, anche di quelle più storte, c’è sempre qualcosa di buono: un gesto, un pensiero, un sentimento. Proviamo a pensare in modo positivo di chi ci sta accanto, a parlarne bene anche se fosse per una piccola cosa. È questa una strada importante da intraprendere per costruire cose nuove nella nostra vita, nelle nostre famiglie e nel nostro quartiere.
Vedere le cose nuove vuol dire vedere le cose belle che Dio semina nella nostra vita e in quella degli altri. Allora anche il comandamento nuovo di Gesù (Gv 13,31-35) assume un significato molto concreto: non è un amore campato sulle nuvole, ma è un amore concreto fatto di una continua scoperta degli aspetti positivi del fratello, dei suoi buoni sentimenti, dei suoi buoni progetti e desideri.
È un rivoluzione che deve realizzarsi non fuori di noi, ma dentro di noi, nel nostro cuore, assumendo un atteggiamento diverso nei confronti di Dio e dei fratelli. Il primo gesto da fare, il più difficile, ma anche il più bello è cominciare da noi stessi.
Alla luce della Parola di Dio, del desiderio di Dio di fare cose nuove, non in astratto ma nel concreto, impegniamoci! Incominciamo a vedere e a parlare delle cose positive che vediamo attorno a noi, nei nostri fratelli, in quelli più vicini, con i quali abbiamo a che fare giorno per giorno. È il primo passo: se incominciamo noi diventa una reazione a catena.