“Perché pregare la Via Crucis? Che senso ha pregare sempre sullo stesso testo ogni anno? Qual è la finalità? E poi … cosa c’entra la sofferenza che ha patito Gesù lungo il Calvario, con la nostra vita?“
Un paio di settimane fa, è stato chiesto ad un gruppo di noi giovani, di organizzare la Via Crucis del venerdì e queste sono le domande che ci hanno spinto alla meditazione.
Dopo esserci affidati ad un momento di silenzio, per invocare lo Spirito Santo affinché potesse illuminare i nostri cuori, ci siamo riuniti insieme.
Abbiamo lasciato che la Parola di Dio incontrasse la nostra quotidianità, toccasse la nostra interiorità e le relazioni con il nostro prossimo e con la società, e ci siamo resi conto di quanto ognuno di noi possa “ri-trovarsi” in ogni tappa che costituisce la Passione di Cristo.
Questo perché, la preghiera e la Parola di Dio, non viaggiano parallelamente alla nostra vita ma, se lo permettiamo, camminano insieme: l’una trova un riscontro nell’altra.
Con questa idea di fondo, abbiamo lasciato che i nostri cuori parlassero, evidenziando i temi che ci toccano di più, con l’intenzione di riflettere e far riflettere chi ci avrebbe ascoltato.
Fuori dagli schemi
La società di oggi è una società che va sempre di più alla ricerca del perfezionismo, dell’apparire belli e forti, nel rispetto di canoni stabiliti e diffusi attraverso le pubblicità e i social. Quindi, abbiamo voluto rivolgere il nostro pensiero e la nostra preghiera a quelli che sono fuori da questi schemi.
Nel Gesù condannato e percosso ingiustamente, abbiamo visto il nostro fratello disprezzato per la sua fisicità, per il suo carattere.
Sentirsi accettati, essere autentici, può risultare davvero difficile oggi, ma Gesù ci fa scoprire belli e unici, tanto nelle nostre potenzialità, quanto nelle nostre fragilità e limiti.
È bello essere amati come ci ama il Signore, dovremmo imparare anche noi ad amarci come Lui ci ama, con lo stesso sguardo misericordioso e buono.
La Parola di Dio ci ha portati, poi, a riflettere sulla relazione con l’altro e sul “motore” che muove tutto: l’Amore.
L’amore che ritroviamo nella Vergine Maria che accompagna il Figlio lungo il Calvario fino alla sua morte, l’amore di un amico, Simone di Cirene, che per un tratto aiuta Gesù a portare la croce, oppure l’attenzione di Giuseppe di Arimatea che si prende cura della deposizione di Gesù.
Il Signore con la sua Parola ci insegna l’umiltà, chiede il nostro aiuto, ci chiede un cuore libero, disponibile, aperto al perdono e al dialogo.
Nel mondo c’è bisogno di uomini e donne caritatevoli, con occhi amorevoli, mani generose e orecchie attente ai bisogni del fratello.
La morte non è l’ultima parola
La morte di Gesù ci riporta al momento particolare che stiamo vivendo: il male della guerra, la fame nel mondo, le violenze, le persecuzioni, l’abbandono e tutte le altre croci che opprimono il mondo, rappresentate da quella croce alla quale abbiamo rivolto la nostra contemplazione e preghiera.
Gesù, però, ci ricorda che la storia non finisce sulla croce, questa è solo una “collocazione provvisoria”, come diceva Don Tonino Bello. Dopo la morte c’è sempre la Risurrezione, la Pasqua.
Meditare sulle stazioni della Via Crucis, è stata un’opportunità per me di meditare sull’attualità della Passione di Gesù ed un modo per accompagnarLo, nel mio piccolo, lungo il Calvario.
La mia speranza è quella di essermi fatta strumento e di aver stimolato la riflessione di tutti coloro che hanno condiviso con noi questa profonda esperienza di fede.
“Vieni Signore a scuotere i nostri cuori e ravviva in noi la speranza della Risurrezione e della Tua vittoria contro ogni male e ogni morte.” Amen.
Nella Passione di Gesù, fatta di ingiustizia, dolore, abbandono, cadute, rivedi i momenti di difficoltà della tua vita?
In Gesù sofferente e condannato, ci sono i nostri fratelli e le nostre sorelle in difficoltà, e tu come ti comporti? Come i soldati che percuotono Gesù oppure come Simone di Cirene che aiuta Gesù, alleggerendolo dal peso della croce?
La passione di Cristo mi riporta al tema della sofferenza e al mio rapporto con essa.
Sono scappata dal senso di vuoto che ho sempre provato, l’ho rigettato pensando di potermene liberare, salvo a ritrovarmelo in ogni circostanza, anche la più banale, e provando poi blocchi e impedimenti di ogni genere, per i quali l’esterno era semplicemente una spia di un malessere che vivevo dentro di me.
Solo nel tempo e con l’aiuto del Signore ho cominciato, sia pure gradualmente, a mettere in discussione l’atteggiamento di rifiuto e di supponenza nei confronti della mia realtà interiore e allora ho preso atto che quel vuoto così insistente voleva semplicemente la mia attenzione e, attraversandolo e vivendolo fino in fondo, e non reprimendolo, mi avrebbe indicato cosa aveva da dirmi.
Quello spazio che avevo pensato di riempire a mio piacimento era, invece, il luogo attraverso il quale il Signore voleva stabilire una relazione intima e profonda con me senza alcuna interferenza, perché solo in questo rapporto diretto sarei riuscita a dare un senso alla mia vita, anche alla sofferenza che prima, nella mia ottusità, volevo eliminare.
D’altronde Gesù nell’ora più buia non ha rinunciato di rivolgersi al Padre e come potevo io cavarmela da sola con le mie semplici forze?
Grazie Gesù