Due barche accostate alla sponda. Simon Pietro e gli altri pescatori sono scesi e lavano le reti. Non c’è altro da fare. Dopo una notte di lavoro, le reti sono rimaste vuote. Tanta fatica per niente. (cfr. Lc 5,1-11)
Poco distante, una folla fa ressa attorno a Gesù. Ma non è come a Nazaret. Quel fallimento è ormai lontano. Qui, sulle rive del lago, come lungo le strade della Galilea, tutti lo cercano.
Simone neanche si accorge di quel trambusto. È ripiegato sulle sue cose. Rimugina dentro di sè. È stanco.
La sua vita è ormai trascinata dalla routine, che lo fa andare avanti come un automa. Il suo faticare è sterile, senza risultati. Tutta quella fatica non lo porta da nessuna parte. E l’insoddisfazione lo avvolge come il buio della notte.
Poi d’improvviso un bagliore di luce lo scuote: Gesù sta chiedendo il suo aiuto. Ha bisogno della sua barca, per avere un posto sicuro da dove poter parlare alla folla, senza esserne sopraffatto.
Nonostante la luna storta, Simone si mette a disposizione. Questo rendersi utile lo fa stare bene. In quella giornata contrassegnata da un fallimento, si sente un po’ realizzato.
La richiesta di Gesù lo costringe ad ascoltare la sua Parola, annuncio di una Buona Notizia. È come il chiarore di un alba nuova. Poi un raggio di sole lo raggiunge in pieno.
Non è più una richiesta di aiuto, non è un insegnamento. È una Parola rivolta direttamente a lui: prendi il largo! Non è più un fare qualcosa per Gesù. Ma è dare una possibilità a quella Buona Notizia di entrare nella sua vita.
Non un invito ad estraniarsi dalla realtà, ad evadere dai problemi. Ma un invito ad affrontare quelle situazioni che lo fanno stare male, in un modo nuovo, con una nuova prospettiva.
Un invito a non vivere più sulla superficie delle cose. Un invito a non fuggire i problemi, ma a viverli fino in fondo, fino a ritrovare la pienezza della vita.
Gli sembra incredibile, eppure alla luce di quella Parola, è come se riuscisse ad intravedere nella sua vita infinite sfumature di colore, dove prima vedeva solo gradazioni di oscurità.
È come raggiunto da un amore sovrabbondante, se non addirittura eccessivo. Un amore che lo fa sentire amato, anche quando le sue reti sono vuote, anche quando la sua barca è ferma.
Ora, Simone è certo che c’è qualcosa di più grande, che va al di là di quello che lui può fare per Gesù. Non è della sua barca che il Signore ha bisogno. Quella è stata solo un mezzo che li ha fatti incontrare.
Adesso può lasciarla lì sulla riva, non serve più per parlare alle folle. Ora è lui quella barca dalla quale il Signore può annunciare la sua Parola. Ed è così che accoglie quell’invito e si mette in cammino con Gesù, per aiutare altri a prendere il largo.
Se le sue reti non fossero rimaste vuote, Simon Pietro non avrebbe avuto la possibilità di incontrare Gesù.
Nei momenti di crisi, vedi solo delle difficoltà oppure anche delle opportunità di rinascita?
Nel mettere a disposizione la sua barca, Simon Pietro si è ritrovato ad ascoltare la Parola di Gesù.
Quando chiedi di ricevere un Sacramento e partecipi agli incontri di preparazione, quando partecipi alla Santa Messa ti poni in ascolto della Parola di Dio oppure pensi che non abbia nulla a che fare con la tua vita?
Nel fare qualcosa per Gesù, Simon Pietro ha dato alla Parola di Dio la possibilità di entrare nella sua vita.
Quando ti rendi disponibile a svolgere un servizio per la comunità parrocchiale, dai alla Parola di Dio la possibilità di incontrare la tua vita oppure ti limiti ad eseguire un compito?
Simon Pietro ha accolto l’invito di Gesù a diventare pescatore di uomini e si è messo in cammino per essere testimone della Buona Notizia.
Senti anche tu la chiamata ad annunciare il Vangelo, con la tua testimonianza di vita, per costruire un mondo più giusto oppure pensi che la fede abbia una rilevanza solo personale?
Anche a me capitano momenti di grande crisi, dove tutto per me diventa buio.
Pian piano senza accorgermene mi chiudo in me stessa così facendo non riesco a vedere più quella luce che può portarmi fuori dal brutto periodo che attraverso.
Grazie al percorso che ho iniziato in parrocchia riesco a vedere tutto in maniera opposta, in maniera positiva o almeno ci provo.
Sto attraversando un periodo che diciamo possiamo definirlo NO. Difficoltà su difficoltà.
Ora finalmente riesco a vedere opportunità di rinascita, riesco sempre a percepire il Signore accanto a me e so che non mi abbandonerà mai.
Cerco di far capire anche alle persone che mi stanno attorno e mi vogliono bene, che in ogni difficoltà che hanno possono vedere sempre un qualcosa di positivo.
Anche quando do un aiuto in parrocchia mi sento bene con me stessa, proprio perché aiutare gli altri e vederli felici fa essere felice anche me.
Nella vita sempre si incontrano difficoltà sia grandi che piccole. Quando mi sono trovata in momenti di crisi, mi sono sempre affidata al Signore e Lui mi ha risposto. Cerco di essere positiva e ciò mi aiuta.
Sono stata chiamata più volte a rendermi disponibile al servizio verso gli altri, in modo diverso. Anche se qualche volta sono stata in dubbio, la mia risposta positiva è sempre stata dettata dal cuore, dalle mie convinzioni, dalla mia fede
Credo che i fatti valgono più delle parole, credo che gli altri possono sempre insegnarci qualcosa.
Mi piace essere disponibile e, se posso, aiutare gli altri.
I momenti di crisi sono per me motivo di riflessione ma soprattutto di ricerca in me di emozioni positive, capaci di darmi quella spinta per non chiudermi avvertendo una delusione profonda portata dal non trovare risposte in ciò che si fa sempre e solo con la speranza di far bene.
Un bene che non si spera per sé .
E ogni volta ritrovo quelle emozioni che mi occorrono nella Parola che risuona e mi guida spingendomi a tentare di nuovo nella certezza di avere accanto il Signore.
E ogni volta spero di far diventare la Parola ascoltata mio modo di essere e pensare.
Non sempre vi riesco e quando penso di esserci riuscita mi pongo mille volte la stessa domanda: “Ho fatto bene?”
Spero solo di trasmettere agli altri una piccola parte di ciò che ricevo.
Per me ritrovare l’esperienza della fede specialmente nelle difficoltà è importante. È da tanto tempo ho avuto modo di conoscere Gesù tramite la sua Parola e per me è sempre stata una rinascita.
Cerco di mettermi sempre a disposizione con gli altri, per ascoltare il prossimo e cerco di non lamentarmi mai, di dare forza e coraggio ed di affidarmi alla volontà del Signore.
Per me la fede non è solo una esperienza personale ma è anche un condividere con gli altri la Bella Notizia che sia di coraggio, speranza, gioia e potenza dell’amore.
Grazie Gesù che sei sempre presente nella mia vita.
Nei momenti di crisi vedo soprattutto le difficoltà però nello stesso tempo ho fiducia nel Signore e so che prima o poi mi arriverà l’aiuto giusto per farmi superare quel momento buio .
Come Simone mi metto all’ascolto della Parola, durante gli incontri o a messa perché da lì cerco di attingere per trovare le risposte e la forza che mi serve per affrontare la mia vita.
Sono felice di mettermi a disposizione del prossimo o di rendermi utile in parrocchia perché so che tutto ciò mi fa stare bene. Posso apprendere tante cose che possono servire a farmi stare bene: anche se mi rendo utile aiutando, sono io che ricevo l’aiuto, perché trovo quasi sempre le risposte alle mie domande.
Spero di annunciare il Vangelo senza nemmeno rendermi conto, ma partendo dal fatto che Gesù è amore che è vivo nella mia vita da quando sono nata e che l’ho conosciuto bene da quando mi ha resa mamma di due meravigliosi ragazzi, tenendomi per mano e facendomi capire, attraverso la sua Parola che ogni cosa ha il suo tempo. Immensamente grazie Gesù.
Leggendo questo Vangelo mi sono immedesimato in Simone un semplice pescatore che forse, quella mattina, si era svegliato molto presto per andare a pesca. Immagino quanta fatica fisica ci voglia per gettare delle reti in mare per poi rendersi conto di non aver preso neanche un pesce.
Come Simone anche io ho i miei momenti sconforto dove tutto gira nel verso sbagliato: tra le tante cose la più pesante di tutte è stata quella di ritrovarmi da un giorno all’altro senza casa perché il solaio aveva deciso di cedere.
Oggi ripenso a quell’anno, emotivamente pesante, ma che mi ha dato tantissimo perché ho imparato tante cose che mi porterò per tutta la vita.
E se tutto ciò non fosse mai accaduto? Be’ forse oggi sarei una persona con la borsa delle esperienze più vuota. Un po’ come Simone se quella mattina avesse pescato quanto lui voleva forse non si sarebbe mai fermato, sulla riva del lago, e non avrebbe mai incontrato Gesù.
In quel momento Simone si è fidato di Gesù mettendo a disposizione la cosa più preziosa che aveva per poter vivere la sua barca e inoltre si è messo in ascolto senza rivolgere neanche una parola a Gesù.
Nel corso di questo ultimo anno mi sono reso conto che partecipare alla Santa Messa è diventato un semplice tassello della mia routine settimanale: finita quell’ora si va avanti senza dedicare il giusto tempo a far si che quella parola entri realmente nella mia vita e possa aiutarmi a fare le scelte giuste.
Questa consapevolezza sta maturando pian piano e spero di trasformare l’ordinaria presenza fisica in una straordinaria esperienza di ascolto.
In questo ultimo periodo mi capita di chiedermi che cosa è la Parola di Dio per me: me la immagino come una lampada ad olio che emana una fiamma vivida ma per essere cosí rigogliosa ha bisogno di una costante manutenzione credo che il mettersi a servizio senza alimentare quella fiamma sia pressoché inutile.
Personalmente non ho mai cercato i 15 minuti di celebrità, tanto discussi da Andy Warhol, anzi il mettermi a servizio è stato sempre più una sfida contro me stesso perché, da introverso che sono, preferisco essere spettatore piuttosto che attore.
Credo che la fede sia prima una esperienza personale me la immagino un pò come una bella notizia, che prima mi rende felice, ma un momento dopo sono pronto a condividerla a tutti per far sí che tutti possano gioirne insieme
In un maggior contatto col Signore sto intercettando sempre più chiaramente la mia prima reazione di fronte al senso di vuoto da me così intensamente e costantemente percepito: l’ho rifiutato, l’ho ritenuto estraneo e tenuto a distanza come qualcosa che non dovesse appartenermi e da cui stare lontano perché da lì non poteva venire niente di buono; ma più lo respingevo più mi sentivo da esso invasa.
Ho poi capito nel tempo, grazie all’intervento divino, che mi sarei liberata da quella dolorosa sensazione se solo quel senso di vuoto lo avessi accolto e avessi ascoltato quanto aveva da dirmi.
Quello spazio non poteva essere sostituito da nient’altro perché era il luogo riservato al Signore che, con la sua presenza, avrebbe dato senso a ciò che ritenevo una mancanza.
Grazie Gesù perché mi hai liberato da impedimenti che io stessa avevo costruito
e mi hai dato la possibilità di guardare oltre e di allargare i miei orizzonti.