C’è stato un momento nella vita di Gesù, in cui molti di coloro che lo seguivano si tirarono indietro e non andarono più con lui (cfr Gv 6,60-69).
Incuriositi dai suoi discorsi, allettati dalla facilità con cui egli aveva dato da mangiare a tante persone, lo avevano seguito e cercato in ogni dove.
Ma quando Gesù aveva iniziato a parlare chiaramente della sua missione e del suo desiderio di dar loro da mangiare non il pane che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, molti se ne andarono, perché ritennero che il suo parlare fosse duro e poco comprensibile.
Non riuscivano proprio a capire cosa volesse dire mangiare la sua carne e bere il suo sangue. Cercavano soltanto qualcuno che risolvesse i loro problemi e non qualcuno che complicasse loro la vita, mettendoli in crisi con le sue parole.
Quante volte anche noi, di fronte alla Parola di Dio, restiamo perplessi ed esclamiamo: “Questa parola è dura! Chi può comprenderla?“. Eppure anche la roccia più dura, che sembra indistruttibile, può essere ridotta in frantumi da una semplice goccia d’acqua che, con il tempo e la pazienza, riesce a scavarla.
È vero: la Parola di Dio è dura e il più delle volte non è facile da accettare, perché ci mette in crisi. Ma se restiamo con le mani in mano resterà sempre una parola dura.
Per farla diventare carne della nostra carne e vita della nostra vita bisogna ascoltarla, meditarla, pregarla. Bisogna diventare suoi amici e allora la Parola di Dio diventa amica nostra, sostegno e guida della nostra vita.
Con un ascolto paziente e prolungato e con la preghiera, la Parola di Dio diventa piano piano parola di conforto, sostegno e luce, guida nel nostro fare, maestra nella nostra vita.
Allora non sarà più tanto dura, ma potremo dire, con le parole del Salmo, “quanto sono dolci al mio palato le tue parole, più del miele per la mia bocca” (Sal 119,103).