Nella Bibbia, spesso i profeti parlano della vigna come immagine del popolo di Israele (cfr. Is 5,1-7). Evidentemente le colline della Palestina erano coperte di viti che rallegravano la vista, ma anche l’animo delle persone, con i loro frutti e con il vino.
La vigna era quindi un’immagine familiare per gli ebrei. Per questo, anche Gesù, la utilizza come immagine della Chiesa, della famiglia di Dio. Un’immagine un po’ lontana, forse, dal nostro vivere quotidiano, al punto che a stento ricordiamo che la vigna è l’insieme delle viti, le piante che producono l’uva.
Usando questa immagine Gesù vuole raccontarci di tutto l’amore che il Padre ha per noi (cfr. Mt 21,33-43). Come il vignaiolo cura, con tanta passione, la sua vigna e fa di tutto per coltivarla bene, così il Signore fa con noi: ci scruta, ci viene accanto, ci accarezza, ci dona tutto il suo amore, perché possiamo portare frutti buoni e abbondanti.
Gesù, raccontando questa parabola, si rivolge agli anziani e ai capi dei sacerdoti, alle persone cioè che avevano un ruolo di responsabilità all’interno della comunità, perché, molto spesso, invece di pensare al bene di tutti, pensavano solo ai propri interessi.
Gesù si rivolge anche a tutti noi, che abbiamo il compito di custodire la sua Chiesa, per metterci in guardia dal rischio di dimenticare che tutti siamo chiamati ad aver cura degli altri, specialmente delle persone più fragili e deboli, donando tempo, passione, amore, ascolto, attenzione.
La Comunità porta frutto se è capace di accogliere tutti, senza far sentire nessuno escluso. In questo modo anche il nostro quartiere crescerà e porterà frutto. È una grande chiamata che il Signore ci fa: non si cresce da soli; o progrediamo tutti insieme oppure andiamo indietro tutti quanti.
Cerchiamo nel nostro piccolo vivere quotidiano di essere delle persone che portano frutti di opere buone, per rallegrare il cuore di Dio, ma anche per vivere bene la nostra vocazione alla gioia, alla felicità, alla pace.