“Io sono il Buon Pastore” (cfr. Gv 10,11-18). Che bella questa affermazione che Gesù fa di sé! Il pastore è una persona che esiste solo perché ci sono le pecore; è una persona attenta, non al proprio tornaconto, ma al bene degli altri.
Il Buon Pastore è talmente interessato al bene delle sue pecore che è disposto a dare la vita per non perderne neanche una. Così Gesù è talmente interessato al nostro bene, alla nostra salvezza, alla nostra felicità, che dona tutto il Suo amore per noi.
Gesù dà la vita per tutti noi, anche per il più grande peccatore. Egli vuole che nessuno vada perduto. Ci conosce per nome: conosce i nostri peccati, i nostri progetti, le nostre fragilità. Conosce tutti i nostri desideri di bene.
Ci conosce uno per uno, ci ama uno per uno, trattandoci in un modo unico: non tutti allo stesso modo, ma ciascuno secondo il bisogno e la necessità che ha.
Ad uno asciuga le lacrime, ad un altro lo prende sulle spalle. Un altro ancora lo incoraggia ad andare avanti e lo guida con il vincastro, perché non vada fuori strada, ma segua la strada giusta.
È Gesù il Buon Pastore, la nostra guida: ci prende per mano, ci accompagna nella vita attraverso i problemi, le difficoltà, le cadute; ci aiuta a rialzarci e ci consola.
Anche noi, nel nostro piccolo, nella nostra famiglia, siamo chiamati ad essere pastori buoni, prendendoci cura delle persone con le quali viviamo, delle persone che il Signore ha messo accanto a noi, soprattutto i più deboli, anziani, malati, bambini.
È bello poter essere ognuno pastore di altre persone, così il bene si moltiplica, si diffonde. Allora nessuno è dimenticato, nessuno è in pericolo, nessuno è trascurato, ma ognuno di noi diventa pietra d’angolo per gli altri: una persona della quale potersi fidare, sulla quale poter contare, con la quale andare avanti, con coraggio, nel cammino della vita.