Finalmente è arrivato il gran giorno! Sabato 21 Marzo 2015 visita di Papa Francesco a Napoli! Un evento atteso da diversi mesi, da quel 19 settembre 2014 quando venne annunciato dal Cardinale Sepe, in occasione della festa di San Gennaro. Un’attesa piena di tanti dubbi e timori. Riusciremo ad avere i biglietti per partecipare alla Messa in Piazza del Plebiscito? Ci sarà tanta folla, forse troppa? Occorrerà andare a piedi, ce la faremo? L’ingresso sarà consentito fino alle 9, ma la messa inizierà solo alle 11, ce la faremo a stare in piedi tanto tempo? Ma ci sarà abbastanza sicurezza? Non può essere una buona occasione per qualche folle che vuole creare disordini? La città reggerà ad un evento così importante o sarà il caos?
Quanti interrogativi, quanti timori che hanno scoraggiato alcuni, ma non hanno sopraffatto tanti altri che, lasciando da parte le ansie, si sono messi in cammino, sospinti dal desiderio di poter vedere ed ascoltare il Papa dal vivo. Lo stesso desiderio che spinse alcuni Greci a chiedere a Filippo: “Vogliamo vedere Gesù!”. Ma perché questi stranieri volevano vedere Gesù?
Ma perché, in questi giorni, in tanti ci siamo detti: “Vogliamo vedere il Papa”?
In fondo non c’è una risposta comune. Ognuno di noi ha la sua…
Dai anche tu una risposta a questa domanda: raccontaci come hai vissuto questa giornata!
Dopo tanti mesi di grande trepidazione finalmente questa mattina Papa Francesco è atterrato a Scampia dove è iniziata la sua visita nella nostra stupenda città di Napoli. Durante questa giornata ho portato nel cuore le tante persone che non sono potute venire con noi ad ascoltare le parole e il fiume di emozioni suscitate del Santo Padre durante la Celebrazione Eucaristica. In particolare il mio pensiero si è rivolto a mia madre che ha seguito la celebrazione da una stanza d’ospedale accanto a mia nonna.
Tra i tanti messaggi la frase più ripetuta dal Santo Padre è stata: “Cari napoletani, non lasciatevi rubare la speranza!”. Un messaggio molto forte che mi ha confermato quanto sia importante credere nei propri sogni e non arrendersi davanti alle tante prove che la vita ci mette contro.
Grazie alle parole del Santo Padre si è riacceso in me il desiderio di mettermi in gioco, che si era un po’ spento per le tante piccole delusioni. Oggi mi sento chiamato a riaccendere la speranza nei nostri ragazzi, molto demotivati e condizionati dalla nostra società, o meglio dal nostro quartiere, che offre loro poche possibilità di poter esprimere le loro qualità, cosa veramente sono oltre quel sorriso sempre stampato sui loro volti e che, in alcuni casi, cela tanta sofferenza e poca consapevolezza di chi siano veramente. Parlare di se stessi fa bene, anzi parlare agli altri della mia esperienza mi fa continuare a scoprire le mie debolezze, quelle che ancora non conosco.
Ovviamente la ragione della nostra speranza è Gesù, che ci sostiene nel nostro cammino di fede e verso il nostro riscatto sociale. “Gesù è il Signore!” queste le parole che Papa Francesco ci ha invitato a ripetere per affermare la nostra speranza. Un mio ultimo pensiero va alla mia nonnina, che proprio questa mattina mi ha fatto ricordare le tante preghiere che mi ha insegnato e quanto sia stata importante nel mio cammino verso la fede. Ringrazio Papa Francesco per avermi donato questa stupenda giornata, e ca ‘a Maronna t’accumpagne Francè.
In questi giorni di attesa e di preparazione, avevo nel cuore tante ansie e preoccupazioni che si sono andate via via dissolvendo man mano che il nostro cammino giungeva a destinazione. Il desiderio di partecipare alla Celebrazione Eucaristia in Piazza del Plebiscito è stato più forte di ogni timore.
Sì, volevo vedere il Papa, vicario di Cristo, volto concreto di Gesù nell’oggi della nostra vita.
Papa Francesco veniva nella nostra amata e tanto discussa città, per portare una voce di speranza, per ricordarci che Gesù è il Signore, che Lui solo ha parole che possono guarire le ferite del nostro cuore, ed io volevo esserci per rispondere al Suo venirci incontro.
Alla vigilia di questa memorabile giornata, ero affascinata dall’idea di poter partecipare in qualche modo a questo evento, ma al tempo stesso mi sembrava difficile poter affrontare tutte le difficoltà che la giornata sembrava prospettare. Questo combattimento interiore tra l’andare e il non andare è stato come parabola di quel contrasto interiore che, come diceva il Santo Padre nell’omelia, si accende nel nostro cuore di fronte alla Parola del Signore: quando avvertiamo il fascino, la bellezza e la verità delle parole di Gesù, ma nello stesso tempo le respingiamo perché ci mettono in discussione, ci mettono in difficoltà e ci costa troppo osservarle. Esserci a tutti i costi, vincendo le ansie e preoccupazioni ha significato per me accogliere l’invito di Gesù ad andare incontro alla sua Parola che vuole raggiungere tutti, per ritrovare in Lui il centro della mia vita.
Grazie Signore, per le emozioni vissute in questa giornata e per i compagni di viaggio.
Grazie per i semi di speranza che hai seminato attraverso i gesti e le parole di Papa Francesco.
Grazie per i doni di grazia che farai germogliare nelle nostre vite, perché possiamo dare largo alla speranza e portare frutti di vita nuova nella nostra Napoli.