Gesù, camminando per le strade, incontrava tante persone e leggeva nel cuore di ciascuna. Un giorno, il suo sguardo si posò su una persona in particolare ma non una persona importante e famosa. Era un cieco dalla nascita e per questo emarginato da tutti, perché considerato un peccatore.
Gesù si avvicinò, vide la sua sofferenza e fece dei gesti un po’ strani, ma ricchi di significato. Sputò per terra e fece del fango. Poi, come con un petalo di rosa, delicatamente, spalmò gli occhi del cieco che, dopo essersi lavato, iniziò a vedere.
Quei gesti ci riportano indietro nel tempo, quando Dio, preso del fango, creò l’uomo e la donna e i loro occhi ci vedevano. Non tanto quelli del corpo, quanto piuttosto gli occhi del cuore, che ben presto il peccato avrebbe accecato.
Con quei gesti, con quel fango è come se Gesù avesse rifatto l’umanità nuova, rimettendola nella condizione di vedere di nuovo le bellezze che Dio ha creato.
Siamo tutti un po’ ciechi quando, troppo concentrati su noi stessi, non siamo più in grado di vedere la grazia di Dio, la sua luce, il suo amore. Chiusure, giudizi, pregiudizi, silenzi omertosi: tutti abbiamo delle zone d’ombra nel cuore.
Gesù viene, delicatamente, a ridarci la vista, perché possiamo tornare a vedere il sorriso della vita. Egli è la luce che illumina il nostro cuore e dà senso alle nostre giornate. È il sole che illumina la nostra strada e ci lascia intravvedere, all’orizzonte, il senso dell’esistenza, della vita e della morte.
Se crediamo in Lui, Gesù ci prende per mano e ci aiuta a guardare il mondo con occhi nuovi, per vivere la vita con più serenità, con il cuore più leggero. Allora ogni azione, anche quelle più abitudinarie, che ormai ci fanno noia, acquistano senso: sono passi in avanti verso la vita vera, che non muore.