Le letture della prima domenica di quaresima sono state contraddistinte dalla parola obbedienza. Una parola che, molto probabilmente, utilizziamo soltanto in riferimento ai bambini, chiamati ad obbedire ai loro genitori.
Una parola che, tutto sommato, ci mette un po’ a disagio perché, sostanzialmente, la riconduciamo a tutte quelle situazioni nelle quali ci sentiamo costretti ad osservare degli ordini che ci vengono dati, sentendoci privati della nostra libertà.
È questo, in fondo, quanto è accaduto ad Adamo ed Eva, così come raccontato nel Libro della Genesi (cfr. Gn 3,1-7). Dio aveva chiesto loro di non mangiare del frutto di uno solo degli alberi del giardino. Convinti dal serpente, Adamo ed Eva ritennero che quell’ordine fosse una limitazione della loro libertà e decisero di disobbedire al comando di Dio.
Se ci fermiamo a riflettere sull’origine della parola obbedienza, scopriremo che il verbo obbedire viene dal latino e significa prestare ascolto. Adamo ed Eva non hanno ascoltato la Parola di Dio, ma quella del serpente e si sono persi. La loro vita poteva essere una bella storia di felicità e invece è diventata una storia segnata dal dolore e dalla sofferenza, una storia che ha segnato tutti noi.
Dopo aver passato quaranta giorni nel deserto, anche Gesù, come Adamo ed Eva, venne tentato dal diavolo, che voleva convincerlo ad ascoltare la sua voce (cfr. Mt 4,1-11). Ma Gesù, con fermezza e decisione, obbedì alla volontà del Padre, respingendo tutte quelle tentazioni, che volevano distoglierlo dal suo desiderio di salvare tutti noi.
Con la sua obbedienza, Gesù ha ricostruito quel ponte che ci univa a Dio e che era andato distrutto con la disobbedienza di Adamo ed Eva, ha ricucito la storia di amicizia tra il Signore e l’umanità intera.
L’obbedienza alla Parola di Dio, allora, non ci toglie la nostra libertà, perché ascoltare Dio è avere il cuore aperto per andare sulla strada che Lui ci indica, l’unica che ci rende veramente liberi, perché è la strada che ci conduce alla nostra felicità.
Certo, essere pronti ad obbedire alla volontà di Dio, accettare di seguire la sua strada, non è sempre facile, perché non sempre comprendiamo che, quanto il Signore ci chiede, è per il nostro bene. Occorre, allora, fidarci di Lui, che ci ama e sa cosa è bene per noi.
In questo tempo di Quaresima, nel quale siamo messi un po’ tutti alla prova di fronte alla situazione relativa al contagio da coronavirus, teniamo sempre ben presente questa obbedienza, che talvolta si traduce in obbedienza alle situazioni della nostra vita. Siamo, infatti, tutti chiamati ad obbedire alle indicazioni sanitari che ci vengono date.
Forse, non ne comprendiamo il senso e, sentendoci privati della nostra libertà personale, siamo tentati di prestarvi poca attenzione e di non metterle in atto. Occorre, invece, che tutti, responsabilmente, facciamo la nostra parte, consapevoli che quanto ci viene richiesto è per il nostro bene e per il bene dell’intera collettività.
Fiduciosi nell’aiuto del Signore, collaboriamo tutti, per superare, con forza e coraggio, questo tempo di prova.