Davvero quest’uomo era Figlio di Dio! Queste le parole che il centurione romano pronunciò di fronte alla morte di Gesù in croce (cfr Mc 15,39).
Uno straniero che, per lavoro, era lì a vigilare perché non ci fossero disordini durante la crocifissone, fu capace di una professione di fede grandissima: seppe riconoscere in quell’uomo crocifisso il Figlio di Dio.
La sua affermazione è risposta a quella domanda che il Vangelo rivolge costantemente a ciascuno di noi: chi è Gesù per te? Per te fratello, per te sorella chi è quell’uomo crocifisso? Se proviamo a cercare nel profondo del nostro cuore, come il centurione, anche noi, possiamo trovare la stessa risposta.
Tante volte, invece, troviamo in noi una risposta sbagliata, come la trovò la gente che osannava Gesù mentre entrava a Gerusalemme. Quella folla pensava di aver trovato in Gesù un re che avrebbe risolto tutti i problemi.
Si era sparsa in giro la voce che Gesù aveva dato da mangiare gratuitamente a tante persone, che guariva da tutte le malattie, che addirittura aveva fatto risorgere Lazzaro dai morti. Era davvero un re ideale: con lui la vita del popolo sarebbe stata finalmente spensierata.
Ma quando Gesù si lasciò arrestare, senza opporre alcuna resistenza, quella stessa folla, che lo aveva osannato, comprese che non era il re che aspettava, che di una persona così non sapeva che cosa farsene e subito le grida di giubilo si tramutarono in una condanna a morte.
Spesso anche noi la pensiamo così: se Gesù non risolve subito i nostri problemi, a che serve avere fede? se Gesù non ci dà subito quello che vogliamo, a che serve pregare?
Pensiamo così di Gesù, ma non solo di lui. Finché una persona ci fa comodo, le facciamo tanti complimenti e le vogliamo bene, quando poi non ci serve più, quando ci è di peso, quando ci crea problemi, allora facciamo di tutto per allontanarla, diventa per noi come un rifiuto da scartare e buttare.
Gesù si è lasciato buttare via per insegnarci che non dobbiamo scartare nessuno. Impariamo da Lui a dare la nostra vita per gli altri, aprendo il nostro cuore per cercare di accogliere tutti. Se accolgo tutti, sarò anch’io accolto così come sono, con il mio carattere, con la mia storia, con i miei progetti con i miei alti e i miei bassi.
Accogliamoci reciprocamente, allora come il centurione, anche noi avremo occhi per riconoscere nel Crocifisso non uno scarto, ma il Figlio di Dio che muore per amore; non un re che ci fa comodo, ma il Re della nostra vita, che viene a liberarci dal peccato per guidarci sulla via del bene.