“Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore” (Gv 15,9). Con queste parole, pronunciate durante l’ultima Cena con i suoi discepoli, Gesù non vuole dare una definizione dell’amore. Poeti e scrittori hanno provato in mille modi a definire cos’è l’amore, forse c’è chi è riuscito a trovare la definizione più bella e sublime ma tutt’altra cosa è l’amore vissuto concretamente. Si può dare la più bella definizione dell’amore e non averlo mai sperimentato quindi non sapere in pratica che cos’è l’amore. Al tempo stesso una persona può anche non riuscire a spiegare che cos’è l’amore, ma se lo sa sperimentare e donare ha sicuramente capito che cos’è l’amore. L’amore dunque non è una definizione, è qualcosa che si vive, che si dona e si riceve.
È quello che ha fatto Gesù: con la sua vita ha testimoniato l’amore con il quale il Padre lo ama, e lo ha fatto sperimentare a ciascuno di noi donando la sua vita sulla croce. Gesù non dà definizioni dell’amore, ma ce lo fa sperimentare giorno per giorno, concretamente, perdonando i nostri peccati, avendo pazienza con noi, senza far preferenze di persone. Egli ci dice che l’amore è grande, è gratuito, è generoso, è un pozzo senza fondo verso tutti, soprattutto coloro che guardiamo con diffidenza. Gesù ci dona parole d’amore e ci chiede di rimanere nel suo amore perché vuole che la Sua gioia sia in noi e la nostra gioia sia piena (cfr. Gv 15,11).
Egli ci insegna che amare è avere un cuore aperto ad accogliere l’amore di Dio, perché questo amore genera gioia. Coltivare la gioia nel cuore non significa non avere problemi di ogni tipo, ma nonostante tutti i problemi avere la serenità nell’animo: questo è sperimentare l’amore di Dio. Ho conosciuto tante persone che, nonostante la loro sofferenza e la loro solitudine, sono sempre piene di serenità e di gioia nell’animo e la sanno trasmettere a quanti vivono accanto a loro; avrebbero tutte le ragioni per lamentarsi ed invece hanno sempre un sorriso da donare. Il loro segreto è l’amore ricevuto da Dio ed accolto nel cuore.
Tante nostre tristezze derivano, invece, dal considerare gli altri attorno a noi come più fortunati di noi. Questa diversità che vediamo ci procura un senso di amarezza, di invidia, di gelosia; ci sentiamo persone ferite perché ci sembra che gli altri stiano meglio di noi. Se il nostro cuore resta chiuso in sé stesso e non è luogo accogliente per tutti non può provare gioia, e prima o poi si atrofizza, si intristisce. Un cuore aperto allo Spirito Santo, è un cuore aperto all’amore, aperto alla gioia. Aprirsi all’amore vuol dire non guardare l’altro con diffidenza, ma guardare l’altro come fonte di gioia.
Se noi facessimo questo cambio di mentalità! Cambiare mentalità significa vedere le stesse cose, le stesse persone, le stesse situazioni che ci procurano tristezza e sofferenza come fonti di gioia, vederli come un’occasione per crescere. Non cambiare la realtà, ma cambiare mentalità. Proviamo a domandarci: ho sperimentato la gioia nel cuore? Sento più gioia dentro di me, nonostante il mondo sia quello di prima, nonostante le persone che incontro siano le stesse di prima? La Parola di Dio ci aiuta a cambiare mentalità, ci aiuta a vedere il mondo e le persone come fonte di gioia.