Ringraziamo il Signore per averci donato la grazia di incontrare Sua Eminenza il Cardinale Crescenzio Sepe, in occasione della Sua Visita Pastorale alle Parrocchie del Borgo S.Antonio abate.
Come il Buon Pastore ha cura delle sue pecore, così il Cardinale periodicamente visita le Comunità per conoscere più da vicino le realtà parrocchiali. Ciò avviene non solo incontrando i Sacerdoti ai quali sono state affidate, ma anche attraverso la testimonianza dei laici che collaborano con i Parroci, nell’ambito di quello che viene chiamato il Consiglio Pastorale Parrocchiale.
È per questo motivo che, lunedì 17 marzo 2014, ci siamo ritrovati, insieme a Don Roberto, presso i locali dell’Opera Don Calabria. Erano presenti anche i parroci e i membri dei Consigli Pastorali delle Parrocchie di S.Antonio abate e S.Maria di Tutti i Santi.
Il Cardinale è stato accolto anche dagli operatori e dai ragazzi dell’Oratorio Centro I.A.M.M.E., che lo hanno calorosamente salutato, cantando e suonando per Lui la loro gioia.
L’incontro con i collaboratori parrocchiali è avvenuto in un clima di piena fraternità.
Ci siamo sentiti come figli accolti e ascoltati.
Al Cardinale abbiamo raccontato le inziative della nostra Parrocchia e in particolare abbiamo condiviso con Lui la gioia di vedere tanti ragazzi partecipare numerosi alla catechesi e alla messa domenicale. Gli abbiamo anche raccontato della Scuola dell’Amicizia, del Progetto “Pollicino” e di questo sito Internet, nonché delle attività ludico-sportive che coinvolgono gli adolescenti e delle attività del Gruppo Caritas.
Essendo il Buon Pastore chiamato a fasciare la pecora ferita e a curare quella malata, abbiamo condiviso con Sua Eminenza anche il disagio sociale e le difficoltà economiche che purtroppo caratterizzano il nostro quartiere. In particolare gli abbiamo affidato il nostro disagio nel vivere in un territorio abbandonato dalle Istituzioni e carente di spazi sicuri dove i ragazzi possano esercitare il loro diritto al gioco.
A tal proposito, abbiamo anche evidenziato il problema della scarsità di locali che da sempre contraddistingue la nostra Chiesa parrocchiale e che limita fortemente le possibilità di offrire iniziative adeguate a risanare le ferite sociali del territorio.
Abbiamo quindi colto l’occasione per consegnare al Cardinale la petizione firmata da circa 300 parrocchiani, con la quale Gli abbiamo chiesto di aiutarci nei confronti delle Istituzioni, per poter ottenere la disponibilità dei locali dell’ex Convento di S.Anna a Capuana, per lunghi anni archivio del Tribunale, ma da tempo ormai vuoto e inutilizzato.
Il Cardinale ci ha ascoltato con molta attenzione e ci ha incoraggiato nel proseguire nel cammino intrapreso, assicurandoci la Sua vicinanza e il Suo sostengo, ma ha anche sottolineato quanto sia importante l’impegno di tutti perché si possa concretamente realizzare una rinascita della nostra Città.
Nelle Sue parole riecheggiava quanto ha scritto nella Sua ultima Lettera Pastorale “Canta e Cammina”: occorre impegnarci perché il nostro territorio recuperi la sua bellezza sfiorita, perché sia la casa comune di tutti e non una coabitazione di interessi individualistici e discriminatori… Il più delle volte la nostra sembra essere una fede a responsabilità limitata; limitata ad alcune pratiche religiose, ad alcuni obblighi rituali. È necessario prendere coscienza di una responsabilità di credenti a tutto tondo e smettere di essere “cristiani da salotto”, “educati, ma senza fervore apostolico”.
Siamo contenti di questo incontro con S.E. il Cardinale Crescenzio Sepe: ci sentiamo rafforzati nel nostro impegno di costruire una Chiesa a servizio della Città. Siamo, soprattutto, diventati maggiormente consapevoli della responsabilità di ognuno per la realizzazione di una crescita umana e cristiana del nostro territorio.
Il Signore ci aspetta tra le case del nostro quartiere: è lì che si respira la presenza di Dio. Egli non abita un’altra città, i vicoli e le strade sono le arterie attraverso cui il Dio della vita passa e si fa storia. A noi il compito di cercarlo e di incontrarlo non restando chiusi nell’edificio della Chiesa, ma gettandoci nella mischia con il coraggio di “sporcarci le mani” (Crf. Card. Crescenzio Sepe, Lettera Pastorale, “Canta e Cammina”).