Gesù era solito parlare ai suoi ascoltatori attraverso delle similitudini a loro familiari. È per questo che, per aiutare i suoi discepoli a comprendere l’essenza della sua missione, utilizzò l’immagine del pastore delle pecore (cfr. Gv 10,1.-10).
Disse loro: «Chi entra dalla porta, è pastore delle pecore» (Gv, 10,2). Ma che cosa voleva dire con quest’immagine? Cosa significa entrare dalla porta?
Di certo, non stava parlando di una costruzione, di un edificio, però questa immagine è di aiuto anche a noi, perché sappiamo che, l’unico modo di entrare in una casa o in una stanza, è passare dalla porta. Soltanto chi non ha buone intenzioni, può decidere di passare per la finestra ed entrare di prepotenza.
Gesù, però, non stava parlando di case, ma di persone, di tutti coloro per i quali aveva scelto di donare la sua vita, di tutti coloro che avrebbe affidato alla cura dei suoi discepoli, della sua Chiesa. Entrare dalla porta significa, allora, entrare nella vita delle persone passando attraverso il cuore.
Gesù vuole entrare nella nostra vita con amore, senza forzature, senza prepotenza. Lui, il Buon Pastore, ha cura di noi e non vuole imporsi alla nostra vita. Con amore, con dolcezza, ci parla, desiderando unicamente il nostro bene. Vuole che comprendiamo, che accogliamo liberamente, che amiamo la sua Parola, per crescere nel suo amore.
È questo l’esempio che dona a ciascuno di noi. Siamo chiamati ad aver cura degli altri, passando per la porta del cuore. Senza avere fretta, senza forzature, senza imporre la nostra presenza. È con il cuore che possiamo accogliere gli altri, entrando nella loro vita con dolcezza e rispetto.
Se davvero desideriamo aver cura delle persone e condurle sulle strade dell’amore, dobbiamo saper attendere i loro tempi. Talvolta, sarà necessario fare silenzio e lasciare che i semi di bene, che abbiamo seminato con la nostra testimonianza, abbiano il tempo di crescere e maturare.