In Palestina, ai tempi di Gesù, una delle piante più diffuse era la pianta di fico. Una pianta che, per le sue larghe foglie, dava agli ebrei la possibilità di avere un luogo fresco dove poter sostare all’ombra. Infatti, spesso i maestri della Legge sedevano all’ombra di un fico per insegnare ai loro discepoli.
Il fico era ben noto agli ebrei, anche per i suoi frutti dolcissimi e naturalmente una pianta che fa una bella ombra, ma non produce frutti, non era vista di buon grado da persone molto concrete, quali potevano essere coloro che ascoltavano Gesù.
Per questo motivo, Gesù raccontò loro la parabola del fico (cfr. Lc 13,1-9). Partendo da un’esperienza molto concreta della loro vita, voleva aiutarli a comprendere quanto desiderasse che le loro vite potessero portare frutti abbondanti.
Un insegnamento che riguarda anche ciascuno di noi. Il fico rappresenta la nostra vita che stenta a fare opere buone, che stenta ad essere una vita veramente ricca di fede e di amore per il Signore. Facciamo tante foglie, ma pochi frutti. Facciamo tanti buoni propositi, ma il più delle volte sono promesse non mantenute.
Il contadino rappresenta Gesù, che ha cura di noi e spera nella nostra conversione. Il Signore vuole la nostra felicità e per questo ha pazienza, anche se siamo inconsistenti, sa che un giorno porteremo frutti d’amore.
Continua a nutrirci con la Sua Parola, per cambiare il nostro cuore indurito. Anche se siamo poveri di frutti, continua a fidarsi di noi e chiede la nostra collaborazione per far giungere ai nostri fratelli le sue consolazioni.