Ogni giorno possiamo entrare in dialogo con Gesù: è Lui che lo desidera attraverso la sua Parola. Questo dialogo è come quello di una madre con i propri figli, che dialoga per fare loro dei complimenti; per dar loro dei suggerimenti nei momenti in cui ne hanno bisogno; per rivolgere loro, benevolmente, delle correzioni, se è necessario. Mettersi in dialogo non significa nascondere la verità, ma essere fermi su dei punti saldi. Una madre che dialoga con i propri figli è sempre motivata dall’amore, e non si stanca di dialogare anche quando i figli sono sordi o lontani, lo fa semplicemente per il loro bene.
Il dialogo dell’amore è sempre motivato non dalla ritorsione e dal desiderio di prevalere sull’altro, ma solo dal senso di rispetto e dal riconoscimento che l’altro è portatore di tanti valori positivi. È un dialogo che lascia sempre l’altro nella libertà.
Così fa Gesù quando dialoga con noi: a volte ci fa dei complimenti, a volte ci dà dei suggerimenti, a volte ci fa anche delle correzioni, ma sempre senza imporsi, lasciandoci liberi di scegliere se ascoltarlo o meno. Gesù, nel dialogo con noi, non può non dire la verità; anche quando il suo parlare è duro, è sempre motivato solo dall’amore verso di noi, dall’interesse per la nostra felicità. In fondo se il suo parlare, a volte è così duro, è perché sa che facciamo fatica a fidarci di Lui.
Molti dei discepoli che seguivano Gesù, di fronte alla durezza del suo parlare, lo abbandonarono. Le cose che diceva loro sembravano incomprensibili, non capivano perché la verità è sempre dura da accettare. Quante volte anche noi, di fronte a certe scelte che il Signore ci chiede, preferiamo far finta di non capire e lasciar perdere, piuttosto che lasciarci mettere in discussione dalla sua Parola.
Lasciamoci coinvolgere da questo continuo desiderio di Gesù di entrare in dialogo con noi. Anche a noi, come ai discepoli, con tenerezza, Egli chiede se vogliamo abbandonarlo per non ascoltarlo. Prima di rispondergli pensiamo a quanti benefici abbiamo ricevuto nella nostra vita.
In questo dialogo con il Signore dobbiamo essere riconoscenti, rendendo grazie per tutte le volte in cui ci ha perdonato, ci ha protetto e custodito, ci ha accarezzato, ci ha fatto sentire il suo dolce amore. Pensiamo con verità ed onestà a quante grazie ci ha fatto il Signore in tutta la nostra vita e dal profondo del cuore ringraziamolo per il suo amore.
Allora, come l’apostolo Pietro, anche noi rispondiamogli: “Signore da chi andremo tu solo hai parole di vita eterna….” (cfr. Gv 6,68). E poi lasciamo a Lui l’ultima parola, che in questo dialogo ci dice: coraggio figlioli, fidatevi di me!
Anch’io ho fatto esperienza della fedeltà del Signore per chi lo invoca: vivevo un momento buio della mia vita, non volevo perdonare chi mi aveva fatto del male e non capivo la durezza del mio cuore. Ho pianto tanto, ho invocato l’aiuto del Signore, solo Lui poteva aiutarmi. Ha spezzato le catene del rancore e dell’odio. Sono andata da colei che mi aveva fatto del male, ho perdonato!
Anche i momenti di sofferenza o di inattività forzata sono un aspetto del dialogo che Gesù intreccia con noi. È ciò che sto sperimentando in questi giorni mentre mi trovo ricoverato in ospedale.
Gesù mi fa scorrere davanti agli occhi della mente e del cuore le tante persone che fanno parte della mia vita quotidiana in parrocchia e nel Borgo.
Sono “perle preziose” che posso apprezzare e custodire, mediante la preghiera, anche da questo luogo. Nello stesso tempo sento che anche loro, queste “perle preziose”, mi portano nel cuore. Questo portare nel cuore è l’immagine del dialogo che Gesù stabilisce con ciascuno di noi: “ci porta nel cuore”.