C’è una donna che grida. È una straniera e ha una grande necessità: sua figlia è malata. Grida e chiede aiuto a Gesù. (Mt 15,21-28).
Gli Apostoli, infastiditi dalla sua insistenza, hanno trovato la soluzione: supplicano Gesù di esaudirla e mandarla via, così se ne saranno liberati.
Gesù, guarda, ascolta, medita, ma resta in silenzio. Chissà quanto gli sarà costato quel silenzio! Gesù tace, ma non è indifferente. Con il suo cuore partecipa ma non agisce.
Quante volte, anche noi, facciamo la stessa esperienza nella nostra vita. Preghiamo, gridiamo a Gesù di aiutarci. Ci rivolgiamo a Lui, non tanto per chiedere il miracolo, ma per ottenere anche solo un consiglio, che ci aiuti ad affrontare e risolvere i problemi che ci affliggono.
Gesù tace, sta in silenzio, non interviene. A volte, siamo addirittura portati a pensare che Gesù non esiste, che è assente, che non si interessa di noi. Di fronte al silenzio di Gesù, chissà quante volte, in un momento di sconforto, abbiamo fatto anche noi questi brutti pensieri.
Questo silenzio di Gesù non è indifferenza: è un insegnamento per quella donna, per i suoi apostoli e anche per noi. Gesù desidera che maturiamo nella nostra fede e dimostriamo che abbiamo fiducia in Lui, senza pensare che sia un distributore automatico di grazie.
Gesù vuole aiutarci a scoprire se c’è veramente, dentro di noi, il desiderio di chiedere il suo aiuto, se siamo disposti a pregare con insistenza, se siamo disposti a perseverare nella richiesta, se siamo disposti ad accorciare la distanza tra noi e Lui.
Quella donna, di fronte al silenzio di Gesù, non solo non si è scoraggiata, ma ha accorciato le distanze, si è fatta vicina, anzi si è buttata a terra ai suoi piedi, dimostrando cosa c’era veramente nel suo cuore: la fede in Gesù. L’insistenza della preghiera vuol dire proprio questo: Gesù io non sono capace, io sono povero, io sono peccatore, tu puoi tutto, aiutami!