In questi giorni di vacanza, i libri sono chiusi nelle cartelle e i ragazzi non hanno di certo il desiderio di prenderne uno e di mettersi a leggere. Molto probabilmente lo stesso accade per gli adulti, che presi da tanti impegni e dai social network, non hanno molto tempo da dedicare alla lettura.
In questi giorni di vacanza, forse, non ci rendiamo conto, però, che nelle nostre case, c’è un libro aperto, che possiamo leggere, senza bisogno degli occhiali, né tanto meno è necessario sfogliarlo.
Questo libro aperto è il presepe che, in onore alla tradizione dell’arte presepiale napoletana, non dovrebbe mancare nelle case del nostro quartiere.
Il presepe è una pagina di Vangelo, se ci fermiamo a contemplarlo, vi leggiamo l’amore di Dio per ciascuno di noi.
Ogni personaggio ci parla e ci racconta la nostra storia, nella quale è venuto ad abitare il Figlio di Dio, per diventare Emmanuele, Dio con noi.
In ogni presepe, anche quello più piccolo, vi troviamo di certo almeno tre personaggi: Maria, Giuseppe, il Bambino Gesù. Una famiglia, con la sua storia, con i suoi problemi e le sue difficoltà.
Se fermiamo la nostra attenzione su Giuseppe, sappiamo che lui era un uomo giusto, innamorato di Maria, la sua promessa sposa. Anche Maria era innamorata di Giuseppe, il loro era un amore vero, non di quelli campati sulle nuvole.
Eppure, quale tormento e quanti dubbi devono aver attraversato la mente di Giuseppe, quando ha scoperto che Maria era incinta, ancor prima che andassero ad abitare insieme. Giuseppe sapeva bene di non poter essere lui il padre di quel bambino, ma nella sua piccola testa non ha mai dubitato di Maria.
Solo non riusciva a capire che cosa stesse succedendo. Non sapeva che cosa fare. Da uomo giusto, prima di prendere qualsiasi decisione, Giuseppe ha messo le sue angosce nelle mani di Dio e si è fidato di Lui, di quella Parola che l’Angelo gli ha consegnato (Mt 1,18-24).
Giuseppe è lì nel presepe, a contemplare il Bambino Gesù, con il suo sguardo pieno di una lieta meraviglia. È lì a custodire la vita di Maria e di Gesù, pronto ad affrontare le difficoltà, che la vita ha in serbo per lui e per la sua famiglia. Giuseppe è lì a testimoniarci che, per vivere bene la nostra vita, occorre fidarci di Dio.
Nel presepe napoletano troviamo, poi, non soltanto i pastori veri e propri, cioè le persone che pascolano le pecore, ma anche tanti altri personaggi, che rappresentano i mestieri e le attività più disparate.
Sono raffigurati intenti nelle loro attività, quasi noncuranti di quanto sta accadendo a pochi passi da loro. La loro non è una presenza anacronistica, ma è la rappresentazione del nostro quotidiano, nel quale viene ad abitare il Figlio di Dio.
La loro presenza nel presepe ci ricorda che ognuno di noi, pur continuando a vivere la propria vita, a fare il proprio lavoro, in casa, nei negozi, nelle bancarelle, può vivere il mistero del Natale: può vivere la sua vita alla presenza del Signore, che è venuto ad abitare in mezzo a noi.
C’è Dio con noi, c’è l’Emmanuele, come Giuseppe, come Maria, come i pastori non temiamo! Anche di fronte alle difficoltà più grosse, a quelle più dolorose, fidiamoci del Signore, che ci aiuterà a dare un senso, a vedere la luce; ci aiuterà a capire che, anche se c’è una sofferenza, di li a poco ci sarà una vita nuova.