Da sempre, nel cuore dell’uomo, è presente la tentazione di diventare come Dio: onnipotenti, onniscienti e invincibili. Nel Libro della Genesi leggiamo che, a Babele, gli uomini decisero di costruire una torre alta fino al cielo perché volevano “farsi un nome” (cfr. Gn 11,1-9), volevano passare alla storia, diventare famosi. Oggi sui giornali e in televisione, ma anche su Internet, ci sono i nomi di coloro che, come gli abitanti di Babele, cercano di farsi un nome, perché per loro diventare famosi significa tutto.
Ci sono tanti modi di farsi un nome sia al negativo, diventando protagonisti della cronaca nera, oppure al positivo, come coloro che cercano di farsi un nome nel mondo dello sport, del cinema, della televisione, della politica. E noi vogliamo farci un nome?
Ci sono persone che si sono fatte un nome con l’umiltà, la rinuncia, il sacrificio, il servizio, la preghiera. Queste persone sono i santi: non sono stati loro a farsi un nome, ma è Dio che ha dato loro un nome che si protrae di generazione in generazione. Se anche noi desideriamo farci un nome, seguiamo il loro esempio e proviamo ad essere persone cristiane, non persone superbe che calpestano gli altri, che li offendono, che fanno del male agli altri, che chiudono la porta in faccia agli altri.
Facciamoci un nome ascoltando la parola di Dio, avendo fiducia in Dio, pregando, dedicandoci alla nostra famiglia, compiendo delle opere buone, rispettando gli altri, soprattutto quelli più piccoli e deboli. Non diventeremo persone famose, ma lasceremo, a chi verrà dopo di noi, una grande eredità: l’eredità dei buoni insegnamenti, dei valori veri, della carità vissuta.
Facciamoci un nome, quello vero, fondato sull’amore verso Dio e sull’amore verso il prossimo. Allora i nostri nomi non compariranno sui giornali, ma saranno scritti nei cieli, dove splenderanno per sempre.