A Napoli viene, spesso, utilizzata la parola fratm per rivolgersi alle persone che ci stanno particolarmente a cuore. Ma spesso e volentieri, nei vicoli del nostro quartiere, questo appellativo è rivolto, simpaticamente, anche agli stranieri, che lavorano ogni giorno al nostro fianco.
Per chi non è napoletano, è facile intuire che questa parola è il corrispettivo dell’espressione italiana fratello mio. È quindi un’espressione di una ricchezza enorme, perché porta in sé la capacità di riconoscere nell’altro, anche straniero, un nostro fratello.
È quello che Gesù è venuto ad insegnarci con tutta la sua vita. Egli andava di villaggio in villaggio, ad annunciare la Buona Notizia, sanando e beneficando tutti coloro che lo accoglievano ed avevano fiducia di Lui.
Ben presto, capì che non era venuto solo per le pecore perdute della casa d’Israele, ma l’amore del Padre era per tutti (cfr Mt 15,21-28). Per questo ci ha insegnato che, se vogliamo davvero pregare, dobbiamo rivolgerci a Dio dicendo: “Padre Nostro”.
Sì, la salvezza di Dio non guarda la carta d’identità o la cittadinanza. Siamo tutti figli suoi e ci ama tutti alla stessa maniera, come fa una brava mamma con i propri figli.
Un insegnamento tanto importante quanto difficile da comprendere. In fondo, gli stessi concittadini di Gesù, gli abitanti di Nazareth, non riuscirono proprio a farsene una ragione (cfr Lc 4,21-30).
Essi pretendevano che Gesù compisse a Nazareth gli stessi miracoli che aveva fatto altrove. Erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca, ma al tempo stesso, erano pieni di sdegno, perché non li trattava come dei privilegiati, visto che erano suoi concittadini.
Lo cacciarono via e tentarono addirittura di buttarlo giù nel dirupo, perché non si comportava secondo le loro aspettative. Volevano imprigionarlo nelle loro pretese, senza comprendere che era venuto per tutti.
Quante volte, anche noi, in piccolo o in grande, cacciamo via Gesù dalla nostra vita, quasi fosse un peso, un fastidio. Lo cacciamo fuori dalla vita pubblica, dalle istituzioni, dalla scuola, dalla nostra vita personale e comunitaria. Per tanti, Gesù sta diventando una persona scomoda e meno si parla di Lui e del suo Vangelo, meglio è.
Come gli abitanti di Nazareth, anche noi, pensiamo di essere i migliori, i privilegiati, senza comprendere, invece, che come cristiani siamo chiamati a vivere e testimoniare la nostra fede, avendo nel cuore amore, rispetto e comprensione per tutti, con la consapevolezza che anche gli stranieri sono nostri fratelli.
Se continuiamo a cacciare via Gesù dalla nostra vita, non solo non avremo la gioia, non saremo felici, ma dentro saremo sempre più arrabbiati, tormentati, sempre più l’uno contro l’altro, brontoloni, insoddisfatti.
Ogni giorno, Gesù viene nella nostra vita con la sua Parola, che sana e libera, non cacciamolo via! Apriamo il cuore, allarghiamo gli orizzonti e ripetiamo, non solo con le labbra, ma anche con il cuore, ad ogni persona che incontriamo sul nostro cammino: fratm, tu sei mio fratello, sei mia sorella.