“Tu, Signore, sei nostro padre, da sempre ti chiami nostro redentore. Perché, Signore, ci lasci vagare lontano dalle tue vie e lasci indurire il nostro cuore, cosi che non ti tema? Ritorna per amore dei tuoi servi…” (cfr. Is 63,16-17).
Sono queste le parole che il profeta Isaia rivolse al Signore, in un momento molto difficile per il popolo di Israele, quando si rese conto che, un passo alla volta, tutti si erano allontanati da Dio.
È quello che succede, tante volte, anche a noi: non è che da bravi cristiani all’improvviso diventiamo atei. Avviene un po’ alla volta: prima smettiamo di pregare, poi iniziamo a dubitare della presenza del Signore e a mancare di carità verso le persone vicine e, ad un certo punto, ci ritroviamo soli e abbandonati, lontani da Dio.
Facciamo nostre, allora, queste parole del profeta Isaia, riconoscendo tutta la nostra fragilità. Riconosciamo che ci siamo allontanati da Dio, perché abbiamo avuto la presunzione di cavarcela da soli, di poter fare senza di Lui.
Siamo creature, siamo peccatori, incapaci di accorciare le distanze, che abbiamo creato tra noi e Dio. Riconosciamo che abbiamo bisogno dell’aiuto del Signore. Solo Lui ci può aiutare, perché è amore, perché è il nostro Padre e ci vuole bene.
Abbiamo bisogno che il Signore, anche oggi, accorci la distanza tra Lui e questo mondo ferito. Abbiamo bisogno che Lui ritorni a noi, perché noi non siamo capaci di smuoverci.
In questo tempo di Avvento, che ci prepara alla venuta di Gesù, cresciamo nella consapevolezza che Dio ci ama, che vuole accorciare la distanza che c’è tra Lui e noi, che vuole diventare, in noi, la nostra vita, per sanarla dall’interno, per darle la felicità dal profondo.
Gesù viene per annullare completamente le distanze tra noi e Dio: diventa creatura umana come noi. Si immerge dentro la nostra storia, la nostra fatica quotidiana, le nostre sofferenze, i nostri dolori, i nostri lutti: si immerge nella nostra vita.
A tutti noi, Gesù rivolge il suo invito: fate attenzione, vegliate (cfr. Mc 13,33-37). Un invito che non è un rimprovero, una minaccia, ma piuttosto un consiglio d’amore. Se non vegliamo, finiremo per allontanarci da Lui, perdendo l’occasione di un incontro importante, perdendo la possibilità di sperimentare la gioia dell’amore.
Vegliamo! Non siamo così sciocchi da pensare che senza Dio stiamo meglio. Insieme, come Comunità, mettiamoci in cammino, prepariamoci ad accogliere il Signore Gesù, che ci viene incontro.