L’incontro di Gesù con la Samaritana ci aiuta a capire come diventare bravi educatori.
Gesù sceglie di incontrare questa donna nella sua quotidianità. Non si reca al pozzo per caso, la aspetta lì dove lei vive la sua vita, fatta di abitudini ma anche di emarginazione.
Gesù conosce la storia di questa donna, ma non vuole incontrarla per giudicarla, come tanti facevano con lei. Non si rivolge a lei come un giudice, ma come uno che ha bisogno.
È il primo grande insegnamento: non puntare il dito contro le persone, facendo sentire loro tutto il peso dei nostri giudizi, ma riconoscere che non siamo migliori degli altri e che abbiamo bisogno di loro.
Gesù ci insegna a rivolgerci all’altro partendo dal nostro bisogno e non dalla sua vita. Di fronte ad una richiesta di aiuto, cadono i muri della diffidenza. Se ci apriamo al dono dell’altro, riconoscendo le ricchezze che porta dentro di sé, al di là delle sue povertà, le nostre relazioni cambiano radicalmente.
Gesù non impone a quella donna di cambiare, ma la aiuta a capire qual è il suo problema. Proviamo a pensare quante volte cerchiamo di cambiare gli altri imponendogli la nostra volontà: devono fare come diciamo noi, seguire i nostri consigli.
Gesù, invece, ci insegna ad ascoltare l’altro, per aiutarlo a crescere. Senza aver fretta, incoraggiandolo ad andare avanti nella ricerca della sua felicità, contenti dei piccoli passi che compie. Con la pazienza di chi sa attendere che l’altro cresca pian piano, allontanandosi dal suo passato, per trovare in sé la forza di cambiare.
Gesù ci insegna, infine, che un bravo educatore non tiene legate a sé le persone. Dopo aver aiutato la Samaritana a prendere consapevolezza del suo problema e a liberarsene, la lascia andare via felice.
È bello capire quando è il momento di lasciare andare le persone per la loro strada. È bello, soprattutto, quando i genitori, invece di tenere i figli stretti sotto le loro ali, comprendono che è giunto il tempo di lasciarli liberi di andare per la loro strada.