Dal buio alla luce è il cammino spirituale che hanno intrapreso Maria di Magdala e i discepoli Pietro e Giovanni, in quel mattino di Pasqua. Leggiamo nel Vangelo di Giovanni (cfr. Gv 20,1-10) che Maria si recò al sepolcro quand’era ancora buio. L’immagine della notte non sta a significare solo che Maria di buon mattino andò al sepolcro, ma quella precisazione vuole anche dirci che Maria di Magdala non aveva ancora ricevuto il dono della fede.
In questo racconto della risurrezione, fatto dall’evangelista Giovanni, possiamo intravedere il lento cammino della fede che ciascuno di noi è chiamato ad intraprendere più volte nella vita, perché la fede non si può mai dire conquistata una volta per sempre.
Il punto di partenza di questo cammino è il buio, la mancanza di fede. Il primo passo che Maria ha compiuto è rappresentato dal verbo vedere. Maria vide la pietra rotolata. Vedere, osservare, rendersi conto è il primo passo. Se una persona mai si guarda dentro, mai s’interroga, mai procederà nel cammino di fede.
Dalla mancanza di fede occorre passare, con coraggio, al guardare la realtà, ad osservare la vita che stiamo vivendo. Prendere coscienza della propria realtà è il primo passo verso il dono della fede.
Maria, dopo aver visto, corse a chiamare i discepoli. Si rese conto che da sola non poteva comprendere quanto era accaduto, aveva bisogno di essere aiutata dalle persone nelle quali riponeva la sua fiducia. Dopo aver osservato la realtà che viviamo, ci rendiamo conto che da soli non riusciamo a comprendere il significato ultimo della nostra esistenza.
Da soli non riusciamo a credere che, nonostante tutte le difficoltà e contrarietà della vita, Gesù è vivo in mezzo a noi. Dobbiamo avere il coraggio di chiedere aiuto e consiglio a persone amiche e fidate. Maria corse a raccontare quello che aveva visto a Pietro e Giovanni, che non erano dei superuomini, avevano le sue stesse difficoltà, i suoi stessi dubbi e timori.
Maria e i discepoli incominciarono a confrontarsi, si aiutarono reciprocamente. Approfondirono insieme il significato di quella tomba vuota e decisero non di scappare, ma di andare insieme a vedere. L’unione fa la forza. Insieme non si ha più paura, insieme si può fare molta più strada… Insieme ebbero occhi diversi perché erano comunità, erano amici, si fidavano l’uno dell’altro e notarono delle cose che prima non avevano notato… i teli ripiegati. Riflettendo su questo particolare, osservando e vedendo questo particolare, si ricordarono quello che Gesù aveva detto loro, si ricordarono della sua Parola.
Ecco un altro passo nel cammino della fede: il coraggio di ritrovarsi insieme per ascoltare la Parola di Dio, per arricchirsi reciprocamente del dono della fede. La fede è come fiamma che, se non viene continuamente alimentata, si spegne e muore. Il cristiano ha bisogno degli altri cristiani che dicano a lui la Parola di Dio, ne ha bisogno ogni volta che si trova incerto e scoraggiato; da solo infatti non può cavarsela (cfr. Dietrich Bonhoeffer).
Pietro e Giovanni, videro e credettero. Videro dei segni particolari che non si aspettavano: la pietra rotolata via dal sepolcro e i teli ripiegati. Lì per lì non capirono, poi ricordarono le parole che Gesù aveva detto loro e compresero: quei segni non erano più i segni di una sconfitta, di una sparizione, ma erano i segni di una vittoria, erano i segni che Gesù è vivo in mezzo a noi.
Ciascuno di noi è chiamato a percorrere, nella sua vita, questa strada dal buio dell’incredulità alla luce della fede. Non c’è altra strada. Il Signore vuole che la fede sia un cammino che conquistiamo passo dopo passo dalla notte, cioè da quando non crediamo per niente, fino ad arrivare, non da soli, ma insieme agli altri, alla professione di fede: Cristo è veramente risorto.