Gesù ci invita a condividere con gli altri quello che abbiamo. Lasciamoci interrogare, lasciamoci mettere per un attimo in crisi dalla Parola di Dio che ci invita ad aprire il cuore ai fratelli più poveri, che bussano alle porte delle nostre città, della nostra Europa. Chiudere le porte non è un atteggiamento da uomini né tanto meno da cristiani.
Smettiamola di pensare che siamo noi gli sfortunati, noi i poveri. È vero, possiamo mancare in tante cose, ma guardando gli altri meno fortunati di noi, ci accorgiamo che siamo ricchi di tutto. Abbiamo cultura, storia, intelligenza, fede, casa, cibo, amicizie, salute, medicine, abbiamo tutto mentre i migranti non hanno nemmeno il necessario per sopravvivere.
Come l’uomo ricco della parabola, che costruiva granai per accumulare le sue ricchezze (cfr. Lc 12,16-21), spesso anche noi concentriamo tutte le nostre energie per cercare di accumulare e conservare le nostre piccole ricchezze. Gesù, invece, ci insegna ad accumulare tesori per il cielo: accumulare opere buone, apertura di cuore, tempo messo a disposizione.
Se vogliamo davvero conservare le nostre ricchezze, il nostro bene, le cose che abbiamo, ci sono molti granai da riempire: sono i cuori dei poveri. Guardiamoci attorno e non deleghiamo ad altri quello che possiamo fare noi. Mettiamo nel cuore dei poveri le nostre ricchezze: amore, amicizia, solidarietà, pazienza, ascolto, sorriso.