In questi giorni, siamo tutti ben consapevoli dell’elevato numero di contagi che sta condizionando la vita del nostro quartiere e della nostra Comunità Parrocchiale. Tante famiglie sono alle prese con i sintomi del virus, le quarantene, i tamponi.
La nostra vita quotidiana è ormai contrassegnata da un continuo stato di allerta: ovunque andiamo, qualsiasi cosa facciamo, ci ritroviamo a fare i conti con il timore di essere venuti a contatto con qualcuno che, prima o poi, scopriremo essere diventato positivo.
Siamo, ormai, tutti stanchi di una situazione che va avanti da quasi due anni. Costretti da tante limitazioni, la nostra vita è cambiata sotto tanti aspetti e corriamo il rischio di lasciarci prendere dalla sfiducia.
Può esserci allora di aiuto l’esercizio suggerito da Papa Francesco durante l’Angelus di domenica scorsa (Angelus 16 gennaio 2022). Commentando il brano del Vangelo di Giovanni che narra l‘episodio delle Nozze di Cana, dove Gesù trasforma l’acqua in vino per la gioia degli sposi, il Papa ha sottolineato che quel gesto ci insegna qualcosa dell’amore di Dio.
L’evangelista Giovanni, infatti, ha evidenziato il Papa, non parla di un miracolo, cioè di un fatto potente e straordinario che genera meraviglia, quanto piuttosto di un segno che suscita la fede dei discepoli.
Un segno, spiega Papa Francesco, è un indizio che rivela l’amore di Dio, che non richiama cioè l’attenzione sulla potenza del gesto, ma sull’amore che lo ha provocato.
Nel racconto, infatti, tutto si svolge nel riserbo, nessuno si accorge di nulla. La madre di Gesù con premura di donna, fa presente al figlio la difficoltà dei servi per la mancanza del vino. Gesù dal canto suo chiede solo ai servi di riempire le anfore d’acqua e alla fine tutti sono contenti di poter bere un ottimo vino, senza sapere da dove proviene e la festa può continuare in un clima di gioia.
È proprio questo agire di Gesù discreto, silenzioso, questo suo servire nel nascondimento che conquista il cuore dei suoi discepoli, proprio attraverso quel gesto, infatti, iniziano a credere che in Gesù è presente l’amore di Dio.
È bello, sottolinea Papa Francesco, che il primo segno che Gesù compie non è una guarigione straordinaria ma un gesto che viene incontro a un bisogno semplice e concreto di gente comune, un gesto domestico, un miracolo, che il Papa definisce , “in punta di piedi”.
Se siamo attenti a questi segni, semplici, discreti, premurosi, con i quali il Signore è pronto ad aiutarci, a risollevarci, veniamo anche noi conquistati dall’amore di Dio.
Se ci fermiamo per un attimo e proviamo a ricordare, scopriremo che ognuno di noi ha sperimentato nella sua vita questa vicinanza del Signore, sentendo la sua presenza e la sua compassione.
Accogliamo, allora, l’invito di Papa Francesco e mettiamoci alla ricerca dei segni che il Signore ha compiuto nella nostra vita, attraverso i quali abbiamo sperimentato il suo amore per noi.
Domandiamoci dunque: Quando ho sentito più vicino il Signore, quando ho sentito la sua tenerezza, la sua compassione? Quali segni il Signore ha compiuto nella mia vita?
Farne memoria ci aiuterà ad affrontare con speranza le difficoltà del momento presente, rafforzando in noi la fiducia che il Signore vuole sempre il meglio per noi, ci vuole felici.
Il vuoto profondo, che ho sempre provato nella mia esistenza, era il segno profondo ma, al contempo discreto, di cui Lui si avvaleva perché riconoscessi la sua presenza e se ho impiegato decenni per avere chiarezza di ciò è perché Lui, nella sua infinita misericordia e amore, ha aspettato pazientemente che mi accorgessi di Lui e lo cercassi in piena libertà e non per costrizione, lasciando anche che mi allontanassi e lo cercassi da tutt’altra parte, volendo risolvere le situazioni a modo mio. Lui, però, mi è stato sempre vicino sebbene io a stento lo intravedessi. Grazie Gesù.