Il nostro cammino di Quaresima è iniziato con un gesto semplice ma molto significativo: lasciare che sul nostro capo venisse messo un pizzico di cenere, per ricordarci che la nostra vita vale nella misura in cui facciamo del bene.
La cenere, in fondo, da dove deriva? Da un pezzo di legno, che si lascia consumare dal fuoco.
A volte è un fuoco impetuoso che porta solo distruzione, altre volte invece è un fuoco che lentamente brucia il legno e così porta luce e calore.
Quel pezzo di legno è segno della nostra vita. Possiamo lasciarla consumare da un fuoco distruttore, quando decidiamo di essere forti, superiori, arroganti, seminando intorno a noi violenza e prepotenza.
In alternativa, possiamo lasciarla consumare dal fuoco dell’amore, quando decidiamo di essere umili, teneri, generosi, donando gioia e calore a quanti incontriamo sul nostro cammino.
Accettare di ricevere quella cenere sul capo significa, allora, impegnarci affinché la nostra vita sia una vita bruciata dall’amore, un amore che riscalda gli animi di chi ci è accanto e, poco alla volta, consuma sé stesso, diventando cenere.
Ma quale fuoco è capace di consumarci d’amore per gli altri, se non Gesù, che si è lasciato bruciare dall’amore verso di noi, che ci ha insegnato la mitezza come un nuovo modo di essere e di vivere?
La mitezza è quella forza che ci fa capire l’altro, che ci fa accettare le debolezze di chi ci sta intorno, che non ci fa giudicare, che ci rende capaci di rispondere con gentilezza.
La mitezza non ci rende sciocchi o deboli, come la nostra società ci ha abituato a vedere chi è paziente e tollerante. La mitezza ci rende forti perché vediamo nell’altro nostro fratello.
Essere miti significa donare se stessi, fino a non avere più nulla, significa andare verso l’altro, facendo tacere egoismi e prepotenze.
Sono miti le mamme e i papà, che mettono da parte i propri desideri e i propri bisogni, per donarsi ai figli.
Sono miti quei ragazzi che nel gruppo non isolano, non deridono, non insultano, ma tendono la mano, difendono, sorridono e ti stringono in un caldo abbraccio.
Impariamo da Gesù ad essere miti ed umili di cuore; impariamo da Lui a mettere la nostra vita al servizio del bene e della gioia degli altri.
Scegliamo la via della mitezza, il mondo di oggi ne ha tanto bisogno. Scegliamo di vivere, consumandoci con dolcezza, per dare quel tiepido calore chiamato tenerezza.
Gesù, mite di cuore, sia il nostro esempio, l’unico mito che vale la pena imitare.