“Oggi è nato per noi il Salvatore” (cfr. Lc 2,1-14). È questo l’annuncio che l’angelo ha dato ai pastori, è questo l’annuncio che è risuonato nella liturgia della messa della Notte di Natale.
Il Figlio di Dio, rinunciando alla sua gloria, sceglie di entrare nel mondo con la debolezza e la fragilità di un bambino, sceglie di nascere nella povertà, per dare inizio all’unica vera rivoluzione che dà speranza e dignità ai diseredati: la rivoluzione dell’amore, la rivoluzione della tenerezza.
È per questo che i pastori sono i primi a ricevere l’annuncio di questa grande gioia, sono loro i privilegiati di questo mistero. Loro che erano considerati poco o niente e che vivevano relegati nei pascoli, come degli emarginati.
È per questo che i pastori, i poveri, non stonano affatto attorno a quella culla improvvisata dove viene adagiato il Bambino Gesù. Quella mangiatoia, quella stalla rappresentano la via dell’umiltà, della povertà, che il Signore ha scelto per sé nella sua Incarnazione (cfr. Papa Francesco – Lettera Apostolica “Admirabile signum“).
È per questo che, preparando il presepe con i bambini del catechismo, ci siamo chiesti quale luogo avrebbe scelto, oggi, il Signore per entrare nel mondo. Dove c’è oggi povertà, emarginazione, dolore, se non su quei barconi che attraversano, nel silenzio della propria disperata sofferenza, le acque dei nostri mari?
È lì che la notte è più buia, è lì che il silenzio è agghiacciante: lì dove si elevano grida di aiuto, ma non c’è nessuno pronto a rispondere, se non l’indifferenza dei tanti pronti a puntare il dito, ma non a tendere una mano per portare soccorso.
È per questo che abbiamo scelto una barca come capanna del nostro presepe. È su quella barca che abbiamo messo Giuseppe, Maria e il Bambino Gesù. Del resto, ascoltando il Vangelo, sappiamo bene che il mare e le barche sono stati molto familiari a Gesù, nel corso della sua vita terrena.
I suoi primi discepoli li ha incontrati proprio lungo le rive del Mare di Tiberiade, perché erano dei pescatori. Le barche di Pietro e Andrea, di Giacomo e Giovanni, sono state spesso, per lui, mezzo di trasporto per passare all’altra riva o per allontanarsi un po’ dalla folla e poter parlare meglio a tutti.
Un giorno, mentre Gesù stava con i discepoli sulla barca, ci fu una tempesta di vento e la barca era agitata dalle onde. Gesù dormiva e i discepoli impauriti lo svegliarono, chiedendo di essere salvati.
Ecco, il mare e la barca, nella vita di Gesù, sono stati anche il luogo dove lui si è manifestato come salvatore. Non è un caso, allora, che, chiamando quei primi discepoli, disse loro che li avrebbe fatti diventare pescatori di uomini.
Chi è un pescatore di uomini, se non chi tira fuori dall’acqua una persona che sta affogando? Per questo è impensabile che un discepolo del Salvatore possa lasciare delle persone in mezzo al mare, con il rischio che lì possano perdere la vita.
Se pensiamo alla nostra vita, ci sono tante situazioni nelle quali ci sentiamo come in un mare in tempesta: sballottati dalle onde dei problemi e delle preoccupazioni, ci sentiamo perduti e vorremmo essere salvati.
Il mare, nel nostro presepe, rappresenta, allora, tutte quelle situazioni nelle quali la mancanza di amore ci travolge e ci fa affondare nella solitudine e nella tristezza.
Del resto, oggi, tante persone muoiono nel mare proprio perché non c’è amore, non c’è accoglienza, non c’è tolleranza, non c’è la capacità di accogliere l’altro, chiunque esso sia, con l’amore di Dio.
Il mare in burrasca sono, anche, tutte quelle situazioni nelle quali perdiamo la fiducia e ci sentiamo trascinare via dallo sconforto, perdiamo la speranza e pensiamo la vita tutta al negativo, sprofondando nell’oscurità, senza più riuscire a vedere la luce che c’è all’orizzonte.
La barca del nostro presepe, allora, non rappresenta soltanto la barca dei discepoli di Gesù o le barche dei migranti o di coloro che cercano di salvarli, rappresenta anche la Chiesa, che ci aiuta ad attraversare le tempeste della vita.
Gesù è colui che ci salva, il nostro salvagente. Accettare il suo invito a salire su quella barca significa decidere di partecipare alla vita della Chiesa, per venir fuori da quel mare in tempesta e raggiungere sicuri l’altra riva.
Come ai pastori, anche a noi viene rivolto, nell’oggi della nostra vita, l’annuncio gioioso dell’angelo: è nato per noi il Salvatore. Siamo disposti ad accogliere questo annuncio e a lasciarci salvare da Gesù?
Ma, questo annuncio di salvezza, ci pone di fronte, anche, ad una grande responsabilità: salvati dal Signore, siamo chiamati a salvare gli altri, donando amore, fiducia e speranza a tutti coloro che incontriamo sul nostro cammino.
Il Presepe
I Pastori
Vedi il presepe realizzato nel Natale 2017