Pane, amore e fede sono tre aspetti fondamentali del cammino di conversione del profeta Elia, attraverso il quale egli è giunto a riconoscere l’agire silenzioso di Dio nella sua vita e nella storia.
La fede. Il profeta Elia ha speso tutta la sua vita per riportare il popolo ebreo a credere nell’unico Dio. Il re Acab e la regina Gezabele avevano, infatti, introdotto il culto degli idoli presso il popolo ebreo. Ad un certo punto Elia, dovette scappare nel deserto perché la regina voleva ucciderlo, si trovò così di fronte ad un fallimento. Amareggiato e deluso, si allontanò da tutto: voleva farla finita (cfr. 1Re 19,4-8).
Anche noi possiamo impegnare una vita intera, sicuri di portare avanti dei valori: della propria famiglia, della giustizia, dell’amore verso gli altri, di una vita sincera, retta, bella, pulita e poi ad un certo punto possiamo ritrovarci con un pugno di mosche in mano. Il pericolo è che, se non realizziamo i nostri bei progetti, cadiamo in depressione: è come una reazione a catena, sono i piccoli gesti che ci trascinano giù nella depressione.
Il centro della vita del profeta Elia è stata la fede in Dio, che lo ha guidato e sostenuto, e nel momento più difficile della sua vita, lo ha aiutato a ritrovare la speranza e il vero volto di Dio.
Gesù, nel Vangelo di Giovanni, ci dice: chi crede ha la vita eterna (Gv 6,47-51). Coltiviamo la fede! Il centro della nostra vita sia la fede in Cristo che ci ha amato e ha dato sé stesso per noi. Sono i piccoli gesti che ci possono far ritornare alla vita serena e felice: piccoli gesti come quel tocco che scosse Elia dalla sua depressione.
Il pane. Nel momento massimo di sconforto, Elia si sentì toccare: era l’angelo di Dio che lo invitava a mangiare una focaccia di pane. Lui mangiò e si rimise a dormire, desiderando solo di morire. L’angelo di nuovo lo invitò a mangiare quel pane e a riprendere il suo cammino.
Così Elia, con il tocco della mano di Dio e con la forza ricevuta da quel pane, camminò per quaranta giorni. Nel silenzio, scoprì che la presenza di Dio non si segnala per la forza, per la violenza, ma ha il volto dell’amore, sempre pronto ad offrire una seconda possibilità, sempre pronto al perdono.
Elia è stato capace di ripartire grazie al pane offerto dall’angelo: quel pane è segno di Gesù, che ha dato la sua vita per noi ed è diventato pane disceso da cielo. Ogni volta che recitiamo il Padre Nostro chiediamo a Dio di donarci il pane quotidiano, che non è solo il pane materiale, ma è tutto ciò che ci serve nel cammino della vita.
Chiediamo al Padre di donarci ogni giorno suo Figlio Gesù, che è pane e parola, è sorgente di vita per noi. Da qui discende tutto il resto: il pane materiale, l’amicizia con le persone, la carità fraterna, la capacità di sopportazione e di perdono, il saper dire grazie in ogni momento della nostra esistenza, il saper dire scusa per le nostre piccole infermità.
L’amore. Sorretti dal Pane del cielo, come il profeta Elia, siamo condotti anche noi a scoprire che Dio è Signore della storia, e sempre ci mostra il suo volto d’amore. Accogliamo, allora, l’invito dell’apostolo Paolo e diventiamo imitatori di Gesù (cfr. Ef 5,1-2): credendo in lui e mangiando il suo Corpo, saremo anche noi capaci di donare la vita per i fratelli.