Nel racconto della disobbedienza di Adamo ed Eva, riportato nel Libro della Genesi, ricorre più volte il verbo mangiare. Sembra quasi che il cosiddetto peccato originale abbia a che fare con questa attività, essenziale ed irrinunciabile, della vita delle persone.
Per comprendere meglio qual è stata, in realtà, questa prima disobbedienza è necessario ampliare il significato del termine. Mangiare è sì quell’attività che consente all’uomo di nutrirsi e quindi di vivere, ma, in senso più ampio, va inteso anche con il prendere qualcosa da fuori, che non ci appartiene, e farla diventare nostra, un nostro possesso.
Il peccato, allora, non sta nel mangiare ma nel voler possedere le cose e le persone e perfino Dio. La tentazione nella quale sono caduti Adamo ed Eva sta proprio nel voler mangiare tutto, cioè nel voler possedere tutto, senza alcun limite e a scapito degli altri.
Gesù, avendo scelto di condividere in tutto la nostra condizione umana, viene anche lui tentato e quelle tre tentazioni riguardano proprio quel desiderio di potere, di possesso, di dominio di tutto e di tutti, che spesso abbiamo anche noi. Siamo tentati di colmare il vuoto che c’è nel nostro cuore cercando di accaparrarci quante più cose è possibile, per sentirci sempre superiori agli altri e poterli dominare.
Spesso, per soddisfare la nostra fame di amore, di amicizia, di pace, di felicità, invece di cercare l’unico pane che può realmente soddisfarla, ci accontentiamo dei sassi, di quelle che, con un termine moderno, chiamiamo compensazioni.
Alcol, droga, gioco d’azzardo… e tutte quelle cose materiali che andiamo a cercare per soddisfare il nostro bisogno di amore. Così facendo non ci rendiamo conto che la nostra fame, invece di diminuire, aumenta sempre di più, fino a rovinarci la vita.
Gesù ci insegna, invece, che l’unico pane che può davvero saziare la fame del nostro cuore è la sua Parola. Se l’ascoltiamo la nostra fame di potere diventerà servizio agli altri, il nostro desiderio di voler possedere tutto e tutti diventerà capacità di sapersi accontentare di quello che siamo e di quello che abbiamo e la nostra sarà una vita felice.